X: A Sexy Horror Story
X, dalla mente del regista Ti West che fa finalmente ritorno al lungometraggio, è, come dice il titolo italiano, una sexy horror story ambientata nel 1979. La scelta del regista di farci sapere in quale anno la storia sia ambientata non è casuale, ma anzi il 1979 rappresenta l'anno del passaggio tra i folli anni '70 e i problematici '80. Sono anni di forti tensioni in America, tra la fine della guerra in Vietnam e gli scontri puritani sulla morale dei giovani, ed è proprio qui che prende vita X.
Trama
Un gruppo di sei giovani del Texas si mette in viaggio con l'intenzione di girare un film a luci rosse che possa gettarli nel mondo della fama. A desiderare più di tutti una nuova vita è Maxine (Mia Goth), la stella del film, in tutti i sensi, che sente di meritare molto di più dalla vita, vuole essere famosa ed è disposta a tutto pur di ottenere quello che vuole.
Il produttore del film, nonché amante di Maxine, Wayne (Martin
Henderson), ha affittato una fattoria da un vecchio proprietario che fin
dall'inizio si mostra poco socievole, e una volta stabilitosi, i sei iniziano
subito a lavorare al loro film girando le prime scene bollenti. Nel mentre
Maxine esplora la tenuta e conosce l'ambigua proprietaria di casa, una vecchia
signora anziana, Pearl (Mia Goth), che prova un'immensa nostalgia per i tempi
della sua giovinezza, lei si rivede in Maxine e nella sua bellezza e adotta dei
comportamenti al limite della molestia, che durante il film peggioreranno
sempre più.
Verso sera si scatena il dibattito: la più riservata e timida Lorraine
(Jenna Ortega), fidanzata del cameraman RJ (Owen Campbell), chiede ai
protagonisti del sex tape come facciano a conciliare l'amore con il sesso con
altre persone, dato che anche gli altri due protagonisti del film, Bobby-Lynne
Parker (Brittany Snow) e Jackson Hole (Kid Cudi), sono una coppia, e questi
spiegano a Lorraine che l'idea che l'amore ti vincoli a fare sesso con una sola
persona è retrograda e limitata a quell'ideologia moralista e puritana che
l'America si trascina dietro da secoli. Lorraine finirà per unirsi al cast e
girare una scena, contro il chiaro dissenso del fidanzato che improvvisamente non
sarà più così emancipato come voleva far credere.
Nel film, questa morale che perseguita i protagonisti è espressa tramite le immagini del televisore che ci mostra un pastore che predica contro la perdizione, immagini che scandiscono il ritmo del film e che segnano le scene salienti.
Temi di X
X affronta alcune tematiche forti, spesso relegate alla sfera del tabù, prima fra tutte il potere del porno. Il porno poggia le basi del suo successo sul "proibito", i film per adulti mostrano quello che la morale comune ci ha insegnato a rinnegare, eppure, come spiega brillantemente Maxine nel film, la gente non può fare a meno di guardare perché è attratta da ciò che sa essere sbagliato, viene eccitata dal brivido di ciò che è osceno.
In secondo luogo, la relazione tra sesso e amore. Nel film abbiamo tre coppie che affrontano questa problematica in modi molto diversi, per i protagonisti del film a luci rosse la questione è semplice: esiste un confine tra amore e sesso e avere rapporti con altre persone non influisce sull'amore che provi per qualcuno, il sesso è dettato dall'attrazione fisica, non emotiva. RJ e Lorraine invece attraversano una forte crisi nel momento in cui lei rende esplicito il suo desiderio di far parte del film, improvvisamente RJ, grande difensore dei diritti del cinema e del "buon porno", non è più così convinto di quello in cui diceva di credere, ritiene Lorraine una "brava ragazza" e la separa dalle altre quasi elevandola a rango di "donna angelo", ponendola su un piedistallo, separata dal sesso. Qui interviene anche il concetto di possesso legato alle relazioni monogame, "ciò che è mio è mio", un portato culturale che si scontra in modo violento con la logica del porno. In conclusione, la crisi non verrà superata e sancirà la fine del rapporto tra i due.
L'altro grande tema è la
bellezza, e in modo particolare la bellezza che svanisce. L'incontro tra Maxine
e Pearl è emblematico in questo senso: Pearl vede in Maxine quello che una
volta vedeva in sé stessa: gioventù, talento e bellezza, tutte cose che il
tempo le ha portato via. Tutte cose rese ancora più pregnanti nel momento in cui apprendiamo che sia Pearl che Maxine sono interpretate dalla magnifica Mia Goth. Pearl è fortemente nostalgica del suo passato e delle
occasioni perdute (da qui l'idea per il sequel/prequel già uscito "Pearl"),
quello che le manca è sentirsi ancora desiderata, sia da suo marito, che per
quanto la ami non riesce a darle quello che vuole, sia dagli "altri", gli spettatori
di uno spettacolo in cui non ha mai ottenuto la parte, la sua mancata ascesa
nel mondo della fama.
Analisi tecnica
Dal punto di vista tecnico Ti West prende chiaramente spunto dai classici di Tobe Hooper (Non aprite quella porta, ma anche Quel motel vicino alla palude) e Wes Craven (L'ultima casa a sinistra, Le colline hanno gli occhi). Eppure, c'è qualcosa di raffinato nella costruzione di quello che appare come un tardo slasher che guarda al passato.
Prima di tutto, al di là di una tensione che trova
soddisfazione in momenti ingegnosi ma comunque quasi tutti già visti, West capovolge uno dei tanti cliché dell'horror di facile
presa, quello che pretende che i primi a morire siano i personaggi sessualmente
più attivi/impuri, preservando come final girl un soggetto tutt'altro che virginale.
In secondo luogo, West fa uso di una serie di riprese a cui viene attribuito un significato particolare, per esempio abbiamo diverse inquadrature dall'alto che contribuiscono a rendere lo spettatore una sorta di narratore omnisciente, tra queste spicca la scena del lago, luogo delle pulsioni per eccellenza, del torbido e dell'oscuro, e perciò perfetto parallelismo per questo film "sporco", nelle cui acque si nasconde una minaccia visibile solo ai nostri occhi.
Infine, a tenere insieme l'opera si aggiungono le suggestive
musiche di Chelsea Wolfe e Tyler Bates, una sorta di miscuglio tra gemiti e
mugolii, che rende perfettamente l'atmosfera horror e porno propria del film. Questa
combinazione letale raggiunge il suo apice nella scena in cui i due anziani
antagonisti, nel mezzo del caos del massacro, ritrovano un momento di intimità
ricercato da anni, una scena ai nostri occhi macabra e scabrosa, ma che riassume
tutto il messaggio del film: il desiderio muove tutte gli ingranaggi del nostro mondo.
Il messaggio del film si esplicita nel finale in cui vediamo
per un'ultima volta lo schermo con il pastore che predica contro la perdizione
dei giovani e che si scopre essere il padre della superstite Maxine, scappata
dalla fattoria, come da casa, e diretta in auto verso la prossima meta, in cerca della sua irraggiungibile occasione per
diventare una star.
X è in primo luogo un'opera sul confronto fra due diverse culture, generazioni e modi di vivere. Sul tempo che scorre e traccia irrimediabilmente un solco, reso evidente dall'approccio alla dimensione carnale e al sesso: chi vorrebbe ma non può e chi, invece, concede il proprio corpo alla macchina da presa con una sfrontata libertà, senza vergogna e con un certo compiacimento, al solo scopo di arrivare a qualcosa di più grande. Un po' il sogno americano destinato a fallire - come vediamo dalla primissima sequenza. L'elemento orrorifico qui non è la mattanza - i sussulti, seppur ben equilibrati e gestiti, sono davvero pochi. A far paura è piuttosto quella società americana che già il cinema dell'orrore negli anni '70 metteva in gioco, spinta dalla fame di successo e da una grande illusione di libertà e di ricchezza.
Il pregio della scrittura di West sta anche qui, nel voler sempre cercare altro, riuscendo a renderlo palese ma mai didascalico e cogliendo benissimo lo zeitgeist di un'epoca fatta di sesso, droghe, rivoluzione giovanile e rottura col passato.
di Rebecca Carminati
Voto: ★★★☆☆
Le scelte registiche e il montaggio di Ti West, senza considerare la magnifica duplice performance di Mia Goth che sembra essere nata per questo tipo di ruoli, contribuiscono a rendere uno slasher che poteva risultare vittima dei propri stereotipi e non distinguersi dalla massa, un film di serie A. Certamente non mancano alcuni luoghi comuni e le morti quasi splatter che forse non ci soddisfano a pieno, ma tutto è toccato con ironia, come anche le scene di sesso del porno vecchia scuola che girano nella fattoria, e così facendo è West a chiarirci che non è il film in sé con le sue uccisioni a spaventare, ma i prodotti di quella società malata che già negli anni '70 era al suo apice.