Vincent
Ritorniamo su Tim Burton con il cortometraggio in stop-motion: Vincent, da lui scritto, disegnato e diretto. Qui le radici espressioniste di cui avevamo parlato si fanno sentire, anzi vedere, dominano preponderanti la scena e catturano l'occhio spaventato dell'osservatore, alternando giochi di ombre e di luce, che risaltano ancor di più sulla fotografia in bianco e nero, sineddoche dello stile Burtiano.
Vincent è un ragazzino di sette anni che, chiuso in casa da tempo, vive alternandosi tra la realtà e alcuni tenebrosi racconti di Edgar Allan Poe..
In questo delirio onirico narrato in rima, sono le atmosfere caricate e le sensazioni in esse impresse a deliziare ed incuriosire lo spettatore. Un breve -6 minuti- salto nella testa di Vincent, o meglio di Tim, ci illumina sull'attenzione di Burton per la psicologia dei personaggi e ci mostra quali possono essere le tenebre nascoste dietro ad un bravo bambino a modo, come Vincent, come Tim, come noi.
Per quanto sia questo un prodotto giovanile, sperimentale, low budget, rigettato da disney perchè considerato non adatto ai valori e all'estetica che la casa produttrice voleva comunicare, credo ci si possa trovare riassunta la visione di Tim e quelle riflessioni che verranno approfondite nei successivi lungometraggi.
7/10 ★★★★★★★☆☆☆
Cortometraggio molto vivo, ve lo consiglio -sono solo 6 minuti- una valutazione non troppo alta semplicemente perchè la qualità della visione è bassa, servirebbe un remaster.
Disponibile alla visione QUI.
Colgo l'occasione della brevità di questo articolo per accennare alle origini dell'animazione. È questa una riflessione che mi è sorta all'uscita di spider-man across the universe (grande film animato che consiglio caldamente, credo si possa definire un nodo evolutivo per l'animazione). Studiando la storia del teatro, circa all'inizio del 900', si incontra una realtà molto interessante: con l'arrivo dell'avanguardia, l'attore perde la sua importanza, l'avvento della regia già lo aveva adombrato ma ora, i registi, che non trovano nell'attore un soggetto adatto ad interpretare i ruoli da loro immaginati, hanno bisogno di qualcosa di più. E' il dinamismo ad essere al centro della riflessione artistica, il movimento, lo spazio, questo mondo forse è a misura d'uomo ma sicuro non dell'immaginazione artistica. Arrivano le prime teorie sulla rimozione degli attori dal palco, che si evolvono fino alle teorie sulla Ubermarionette di Craig. Nella pratica si traduce prima in maschere, poi automi e bambole che prendono il posto degli attori, e si viene a concepire così un attore più perfetto, che possa svolgere tutto ciò che il regista immagina e che i limiti umani impedivano. Da qui è logico collegare l'avvento dell'avatar, del personaggio animato, che cos'è esso se non l'evoluzione digitale della ubermarionette, una postmarionetta. Un attore che è in grado di fare tutto ciò che il regista vuole, e non c'è rischio che si faccia male o che scioperi reclamando chissà quali diritti.