Under the Skin

17.02.2025

"Un’extraterrestre si impossessa del corpo di una giovane donna e compie un viaggio in automobile, attraverso la Scozia, per attrarre in trappola una serie di uomini ignari del pericolo a cui vanno incontro. Lo scopo dell’aliena è quello di arrivare a distruggere l’umanità intera, ma i suoi piani non vanno esattamente come previsto."

Questa è la panoramica del film scritta su internet. Non corrisponde proprio a quello che si vede nel film, ma ne discuteremo poi.


Questo mese si parla di “Unheimlich”, il perturbante, la sensazione di angoscia che scaturisce quando qualcosa è familiare ed estraneo allo stesso tempo.
Negli anni ’70 ci fu uno studio sulla “Uncanny Valley”, la curva che si forma nel grafico di apprezzamento degli automi. Si notò che più un robot assomigliava ad un essere umano, più creava disagio, per poi tornare a essere apprezzato quando ormai era indistinguibile da un uomo. Questa sensazione sgradevole è proprio l’Unheimlich, poiché un automa molto somigliante a noi ci è familiare, ma allo stesso tempo ha comportamenti ed espressioni completamente estranei a noi.
Laura, la protagonista di “Under the Skin”, è la rappresentazione vivente del perturbante. Fin dalle prime scene si capisce che non è una persona normale – dopotutto, ha letteralmente indossato i vestiti rubati ad una donna morta.
Poi, alla guida di un furgone, comincia ad adescare uomini sfruttando il suo incredibile fascino, fallendo però nei primi tentativi. In questo momento sembra comunque “normale”, per quanto normale possa essere una predatrice sessuale. Una volta conquistati questi uomini, li porta in casa sua, che si rivela essere un ambiente surreale completamente nero dove i poveri malcapitati finiscono in una vasca di liquido nero. Capiamo quindi che Laura non è umana ed è una sorta di strega o aliena che cattura le persone per un qualche motivo: assomiglia a noi, ma è diversa, familiare ed estranea allo stesso tempo.
Una scena in particolare però segna la netta distinzione tra noi e lei: assiste all’annegamento di una coppia e del loro cane, vede il nuotatore che ha tentato di salvarli svenuto sulla spiaggia, nota il bambino piccolo abbandonato davanti al mare in tempesta… e non fa nulla, nemmeno una smorfia. Colpisce il nuotatore alla testa con un sasso e porta via il corpo, lasciando solo il bambino in lacrime. È riuscita a completare la sua missione e questo le basta.
Qui il perturbante arriva a livelli indescrivibili, grazie anche al sonoro perfettamente studiato. Il rumore assordante delle onde tempestose, il pianto straziante del bambino e una musica stridula. Da spettatore mi sono sentito stretto dall’angoscia.
Il film poi cambia completamente rotta, diventando un’esperienza visiva più che un film perturbante. Le inquadrature e la fotografia sono meravigliose, quasi come quelle di un documentario naturalistico.
Laura conosce un ragazzo deforme e prova, per la prima volta, compassione. Fa scappare il ragazzo da casa sua e fugge col furgone.
Questa estranea, che abbiamo visto solo come una fredda macchina che adesca gli uomini, ora ha preso coscienza di sé e vuole saperne di più. Ammira la nebbia e i paesaggi scozzesi, assaggia una torta, prova ad avere un rapporto sessuale, osserva ogni dettaglio del suo corpo. Noi osservatori scopriamo infine che, sotto la pelle umana di Laura, si nasconde un alieno – il che sancisce definitivamente la differenza tra noi e lei.
Cosa potrebbe rappresentare questo cambio di rotta improvviso? A mio parere sembra parlare di noi umani. Quando eseguiamo gli ordini che ci impongono (o che ci auto imponiamo) senza riflettere, diventiamo non-umani, estranei a quello che siamo realmente, e questo è angosciante. Solo quando ci mettiamo alla ricerca di noi stessi ritorniamo umani, meno perturbanti e più in sintonia con quello che siamo davvero.
Laura, anche se è un alieno, è più umana quando si spoglia del suo travestimento che quando cerca di mimetizzarsi tra di noi.
Il falegname alla fine del film mi ha dato conferma della mia interpretazione. Cercando di stuprare Laura, ha ribaltato la situazione, diventando lui perturbante e portandomi ad empatizzare la protagonista. Perché? Perché lui non si comporta come un uomo, ma come un mostro, una fredda macchina che assomiglia ad un essere umano, mentre Laura è una vittima che reagisce come tutti avrebbero reagito.
La seconda parte del film mi è personalmente piaciuta di meno.
È bello vedere un individuo che parte per scoprire sé stesso poiché è qualcosa molto vicino a me e, penso, a tante altre persone. Tutti hanno avuto un momento in cui si sono chiesti “Ma cosa sto facendo? Perché lo sto facendo? So ancora chi sono davvero?” e ci sta esplorare questo tema, però è in forte contrasto con tutta la prima parte del film.
Non sto dicendo che questa scelta narrativa è priva di senso, è semplicemente il mio parere.


In più non si capisce esattamente tutto quello che è descritto nella sinossi del film. Solo alla fine abbiamo la conferma che Laura è un alieno ma non sappiamo né quale sia la sua missione né perché cattura gli uomini e, soprattutto, che cosa gli accade dentro quel liquido nero. Tutto sommato, però, è un film molto interessante.