TRE COLORI, di Krzysztof Kieślowski
Si prega il lettore di pesare le parole con cura, e si raccomanda, prima o dopo la lettura, la visione dell'intera trilogia (prendendovi del tempo per riflettere tra un film e l'altro)
FILM BLUE
I freni si rompono, la macchina corre, la nebbia è fitta e un ragazzo gioca ad un angolo di strada; una famiglia si rompe.
Julie riapre gli occhi in un ospedale, sua figlia e suo marito no. Tenta di uccidersi, non ce la fa; un vetro si rompe.
Il marito era un compositore, un grande compositore, il concerto per la festa dell'Europa rimane incompiuto, Olivier ha il compito di completarlo.
Julie vuole vendere casa, ruba un dettaglio dalla stanza blu e si trasferisce in città; vuole dimenticare ma, tutto è musica.
La macchina rimane incollata sul volto di Julie per tutto il film ed ogni secondo che passa il suo viso è sempre più bello. Ogni scena una nuova espressione, anche se minima, una nuova emozione, una nuova sfumatura della sua bellezza. Tuttavia non è Julie la protagonista.. In questo film tutto si rompe: la macchina si schianta, il vetro si frange, il vaso casca, la famiglia si frammenta. La scenografia sembra appositamente suddivisa, scandita, come la musica; tutto segue un ordine ortogonale a cadenze fisse, e ciò che non è per sua natura suddiviso, ciò che è unità, si rompe. Pure le sequenze si rompono, anzi, si interrompono, con il buio, che si colora di musica.
La distruzione ci pone a confronto con il frammento. Il colore blu nella storia Europea, è il colore della poesia, dell'arte; il colore per eccellenza dei primi Romantici, quelli di Jena. Essi portano nell'arte un nuovo concetto: il Frammento, un opera non totale, non finita, non conchiusa in se, ma che è parte di un disegno più grande.
Il marito muore lasciando l'ultima opera incompleta, e Olivier, suo allievo, viene incaricato di portare a termine lo spartito. Rimasto un frammento dell'opera come l'artista l'aveva concepita, Olivier e Julie cercano di ricomporlo, facendolo proprio, proponendo versioni differenti.
In questo film tutto si rompe, ma solo ciò che veramente ha valore viene ricostruito, la musica viene ricostruita, e la chiave per completare l'opera è un contrappunto per il finale che Julie aveva conservato, il frammento mancante.
Questo film è poesia, è una danza dei sensi che cattura lo sguardo, un vortice di amore che porta lo spettatore alla perdizione, alla deriva dentro sensazioni così vive da sembrare reali. Un film che ha ancora tanto da raccontare, un film che mi mostra qualcosa di nuovo ogni volta che lo guardo, non perdetevelo, davvero, sarebbe un peccato.
FILM BLANC
Dominique divorzia da Karol, lui non ha più nulla, non una casa, non una moglie, non un lavoro, non un soldo, ne tanto meno la virilità. Dorme dove capita e suona il pettine nella metro, lì conosce Micholaj, un compatriota, assieme tornano a casa, la Polonia, dove si aiuteranno a vicenda per riprendere in mano le proprie vite.
Il bianco è il colore del matrimonio di Karol, del freddo della Polonia, della pelle dell'Europa e della luce. La luce bianca se scomposta si frammenta in tutti i colori dell'arcobaleno, buffo di nuovo il frammento.. ma anche se la distruzione torna anche in questo film, la protagonista sembra più la divisione: il matrimonio di Karol e Dominique, e come loro anche la carta di credito, viene spezzato a metà. Il dividere della Francia, in Polonia diviene condividere: il compenso, la vodka. Karol sembra ritrovare le forze, sembra ritrovare se stesso nella sua Polonia.
La Polonia è casa per Karol, ma è casa anche per Kieślowski, che se la porta sempre dietro, come una valigia.
A Karol tutto ciò che rimane è una vecchia e logora valigia che è come una sineddoche della Polonia, tutta lì, la sua Polonia, compressa in un ingombrante oggetto da viaggio. All'interno tiene i propri diplomi, gli attestati del suo duro lavoro che getta via con una noncuranza molto rumorosa; ci tiene un busto raffigurante una donna ricciola con sguardo triste, feticcio della sua Dominique che sembra prendersi gioco di lui. Micholaj in battuta gli dice: "ma dove dormi scusa? Nella valigia?", e Karol stesso dice: "mia moglie mi ha abbandonato con la valigia". La valigia per Karol è metaforicamente casa, e anche la sua compagna, di vita, di viaggio. Ed infine la valigia si fa letteralmente casa, per quattro lunghe ore, mentre Karol ci giace nascosto per passare illegalmente la frontiera.
Torniamo sui feticci: il busto, feticcio dell'ex moglie, appena arrivato in Polonia si frammenta, come distrutto dal freddo giudizio della madre patria ma, Karol, lo ricompone, lo ricostruisce proprio come fa ricostruire il muro della casa che comprerà, e proprio come ricostruisce l'amore di Dominique per lui, con non poco sforzo e molta precisione. A volte certe cose necessitano di rompersi per poter essere ricostruite e trovare nuova vita, nuovo significato.
Prima di partire per la Polonia, per caso, Karol scopre che Dominique passa la serata con un altro uomo, la chiama e lei lo lascia ascoltare.. disperato chiude la chiamata, ne rimangono due franchi di resto. Ecco il secondo feticcio, due franchi, monito della sua umiliazione, che Karol difenderà con le unghie e con i denti, forse perché a volte è importante non dimenticare... Questi due franchi devono resistere fino al momento in cui Karol, consapevole, li getta nella bara, il giorno in cui la sua umiliazione muore con lui.
È questo un film di vendetta ma non c'è un briciolo di odio qua dentro. Kieślowski, delicato come sempre, costruisce un simposio di emozioni che originano e non si distaccano nemmeno per un secondo dall'amore, pure le più negative, pure le scene di sangue e di violenza non hanno nulla a che fare con l'odio, nessun pugno, nessun proiettile è portatore di rabbia in questo film.
FILM ROUGE
Valentine guida distratta ed investe un cane, Rita. Cerca il padrone e trova un ex giudice scontroso e insensibile che nasconde un piccolo segreto: spia le conversazioni dei vicini. Questo sgradevole incontro li lega in un mare di emozioni contrastanti. Il telefono continua a squillare, il vicino è sempre dietro l'angolo, chi ci sarà dall'altra parte della cornetta?
Sono tanti i temi di questo film, troppi. Tanti quante sono le citazioni a film blu e bianco, molti dei temi aperti prima qui si chiudono, questo non è solo un film, il rosso chiude la trilogia.
Ho individuato due chiavi di lettura distinte, che spero possano servirvi per rileggere il film in una nuova ottica, ovvio che non possono mostrarne la totalità, primo perché non credo di aver compreso nemmeno il 50% di tutto quello che Kieślowski ha nascosto qui dentro e secondo, anche se l'avessi fatto, non sarei in grado di tradurlo interamente a parole, la mia vuole essere semplicemente una guida ad una visione più critica del film ed una scusante per discutere brevemente di alcuni temi che sarei più che entusiasta di approfondire in un dialogo privato.
La distanza, la comunicazione e il telefono
Valentine è la protagonista del film e dello schermo, come per Julie in film Blue la camera non si stacca un secondo da lei, e quel suo viso così espressivo viene mostrato nelle sue mille sfumature emotive. Valentine è costantemente in primo piano ma il film si popola di alterità lontane, personaggi nascosti o che si nascondono, un vicino che sembra sempre sfuggirle allo sguardo e una miriade di persone che rispondono al telefono.
Il film si apre su Valentine che si sveglia e parla con Michelle, il suo fidanzato a distanza, dicendogli di aver dormito con la sua giacca rossa tutta la notte. Michelle non c'è, non è né in casa, né nel letto, non c'è nella vita di Valentine, né tantomeno nel film; il loro amore, come quello del Werther, non esiste, è puro solipsismo, lei cerca di amare un fantasma, lui tenta addirittura di controllarlo e possederlo.
Dal telefono Michelle le dice che in Polonia sono stati svaligiati. Qui la distanza di chi guarda alla Polonia dal di fuori di essa la mostra non come la Polonia benefica e fortunata di Karol ma come una Polonia fredda ed ingiusta.
Il giudice spia le chiamate dei vicini, accende l'apparecchio e ascolta, è esso stesso un fantasma, ascolta e quindi conosce, ma nessuno sa che lui sa, e nessuno lo conosce.
August, il vicino di Valentine è sempre ad una finestra da lei, ma per qualche motivo sembrano non incontrarsi mai, loro, entrambi delusi dall'amore, si continuano a sfiorare finché nella tragedia forse si toccano. Tocco brevemente il tema dell'incidente perchè mi sento costretto a farlo: due incidenti in questo film, da entrambi nasce qualcosa, da una distruzione origina un legame, per questo tema rimando alla visione di Crash, di David Cronenberg che a questo punto credo possa essersi ispirato molto a film rosso.
Tutti sono distanti nel rosso, tutti cercano di comunicare, e dove la parola da sola non può arrivare, ci può arrivare il telefono.
Io individuo come prerogativa dell'esistenza: la socialità, tutto socializza.. e per farlo è necessario comunicare. La parola non ci è data per esprimerci o per esprimere ma, prima ancora, per comunicare, lo dimostra molto bene "la funzione fàtica della comunicazione [..], secondo il classico esempio di Jakobson, quando in una conversazione telefonica si chiede: <<ci sei? mi senti?>> e l'altro risponde <<eccomi, sono qui>>. Essa è <<la prima funzione verbale acquisita dai bambini>>, e in ciò si dimostra che la tendenza a comunicare precede la capacità di trasmettere messaggi e informazioni, il bisogno dell'altro [..] istituisce la comunicazione"¹. Quindi comunicare è semplicemente la risposta diretta al bisogno di socialità intrinseco in ogni organismo.
Questo nostro bisogno di comunicare è oggi talmente forte da averci portato a colmare la distanza spaziale con l'utilizzo dei cellulari, quelli di Kieślowski sono telefoni e televisori, oggi la digitalizzazione è progredita ma il concetto rimane uguale. Credo Kieślowski volesse evidenziare e così criticare questo paradosso comunicativo che ci porta ad azzerare la distanza tra gli interlocutori tanto quanto ad azzerare il lato umano ed emotivo del contatto fisico tra chi parla. Allo stesso tempo ne mostra degli aspetti positivi, questo fa la critica: esamina rimanendo imparziale. E questa "nuova" comunicazione è sì un gran cambiamento ma, come dice Grazioli, dove c'è cambiamento non c'è cancellazione ma spostamento, e sta a noi scegliere come rapportarci con esso.
Il colore
Il rosso, un colore impetuoso, il colore dell'amore e della passione per eccellenza, dei sentimenti e del dolore e quindi dell'uomo potremmo dire. Allo stesso tempo è il colore del divieto, del pericolo, del limite. Che paradosso! la passione e il limite entrambi conchiusi nello stesso colore, ma come si può porre un limite alla passione? La passione tende per sua natura all'infinito, è un poco come Adamas², inarrestabile. Il rosso così sembra essere la risposta alla domanda del Joker: "che cosa succede quando una forza irrefrenabile incontra un oggetto inamovibile?"³ Dico io: "IL ROSSO".
L'ex giudice, ossia il rappresentate primo della legge, del limite, della morale, ora, trovato il tempo di riflettere, non sa più se è giusto decidere cosa è giusto o sbagliato. E Valentine, prima contraria, viene lentamente modellata dai quesiti che questo incontro gli pone alla coscienza. Se non è giusto porre un limite esterno, morale, allora il mondo va ripensato?!
Se il limite si può rompere tutto cambia? forse lo si può rompere, ma infrangere il limite, non lo elimina. Lo distrugge, lo spezzetta, ma una volta posto, il limite esiste, che sia unità o frammento, esso non può scomparire.
Allora forse la domanda da porsi è: è giusto infrangere il limite o rispettarlo? A me non interessa cosa è giusto e cosa è sbagliato, ne tantomeno a Kieślowski e c'è lo dice apertamente tramite il giudice: "il solo fatto di poter decidere qual'è o non è la verità ora mi sembra un atto di presunzione". Il giudice in oltre dice: "ho condannato perché non ero nella loro pelle, ma nella mia". I vicini gli rompono le finestre con le pietre, lui le raccoglie e le colleziona.
La giustizia è ciò che ci ha resi e ci rende umani, questo ci insegna Walter Benjamin nel suo Angelus Novus, e per questo mi sembra logico che per il corretto funzionamento di una società si debba stabilire un limite, giudicare l'infrazione e stabilire una proporzionale reazione ad essa. Ma credo, e se è così mi trovo d'accordo con Kieślowski, che la critica alla dimensione della giustizia fosse rivolta più che altro alla vita, alla quotidianità; se senti un blocco, un limite, infrangilo, ne pagherai le conseguenze ma probabilmente ne varrà la pena. Credo che ognuno abbia il diritto di fare esattamente TUTTO dentro e fuori dai limiti, a patto che sia consapevole che ogni scelta ha delle conseguenze. Valentine infrange il limite e conosce Rita, il giudice, e la sua vita cambia e cambia così anche quella del giudice, di Rita e di tutti, come un domino.
CONCLUSIONI
Misterioso e incognito rimane lo strano legame intangibile ma percepibile che lega August e l'ex giudice: entrambi giudici di professione, il libro che cade sulla pagina chiesta poi in esame, la batteria della macchina a terra, e in ultima istanza Valentine.
Nell'avviarsi alla conclusione di film rosso Kieślowski tira le somme della trilogia citando e riportando temi, personaggi e immagini da tutte e tre i colori.
Prima di tutto la vecchietta che si avvicina lenta al bidone del vetro per buttare una bottiglia, questa volta però Valentine la vede, la aiuta e la bottiglia riesce ad entrare, cadere ed infrangersi. Torna così il frammento, uno dei protagonisti di questa sublime trilogia: si è infranto l'intero blu, come la vita di Karol nel bianco e il limite del rosso. Tornano in tutti e tre i colori anche i feticci, in tre modi differenti: nel Blu Julie ruba un dettaglio dalla stanza forse per non cancellare del tutto la sua vita passata, suo marito e sua figlia. Nel Bianco i feticci sono memoria delle disgrazie di Karol, lui deve ricordare ciò che ha subito per avere la forza di riprendere in mano la propria vita. Nel Rosso troviamo due feticci differenti: la silhouette di Michelle, il fidanzato inesistente, e le pietre del giudice. Il primo è simulacro di un amore intangibile, unilaterale, Valentine per l'idea di Michelle e Michelle per se stesso; il secondo diviene come un micro-museo di ciò che i vicini sentono il bisogno di esprimere, i sassi lanciati sostituiscono le parole e fungono da vettori della comunicazione. E così la rabbia, il disappunto e il disgusto espresso in un lancio distruttivo, costruiscono il totem del lato umano e comprensibile dell'ingiustizia. Forse il giusto sasso oggi avrebbe più diritto di stare in un museo dell'intera opera di Picasso, purtroppo l'arte ancora non è stata compresa e così ci accontenteremo di ammirare quadri stupendi comprati per milioni di euro...
Il misterioso duplice giudice descrivendo la sua amata sembra citare più che una ragazza, Film Bianco. Se così fosse potremmo allora individuare i due giudici come due parti di Kieślowski.
In fine nell'ultima scena il giudice osserva alla televisione il notiziario che annuncia una strage nautica dal quale escono sopravvissuti: Julie, Karol, Dominique, Olivier, August e Valentine. Ricordandoci ancora una volta come queste tre storie convivono e si intrecciano, per caso o per dire qualcosa, questo lo sa solo Kieślowski.
¹| estratto da La moda e il corpo, di Patrizia Calefato
²| da Iperione, di Holderlin
³| The dark Knight, Cristopher Nolan
CONCLUSIONE
Ora che sono arrivato in fondo a questo scritto, e rileggo e rileggo, mi rendo conto che ci sarebbero ancora molte cose da dire, tutto da approfondire, nuove chiavi di lettura, ma non si può pensare di tradurre l'intera essenza di un opera d'arte, mi sembra inconcepibile anche solo carpirla. Per questo motivo scelgo coscientemente di lasciare questa mia analisi incompleta, imperfetta e molto, molto lontana dall'avere e dal dare una visione completa e concreta della trilogia. La semplicità dell'essenziale spesso è la chiave per non risultare ridondanti, e anche se in alcune parti mi sono volontariamente dilungato molto, spero di non avervi annoiato ma anzi di aver nutrito un poco la vostra curiosità. Grazie per essere arrivati fino a qui, non è scontato.
Disponibile l'intera trilogia su Prime Video a 2,50€ per il noleggio dei singoli film, e 5,50€ per l'acquisto, tutti in HD 4K.
Di Ruben Carminati