Wow, u bloody seXXXy

07.10.2024

Una breve introduzione per la lettura di questo articolo, oggi affrontiamo una trilogia che è un capolavoro moderno dell'horror. Ogni film è preso a sé stante e presenta una breve panoramica e una riflessione, o teorica o tecnica (per quello che mi è possibile fare con le mie conoscenze). 
Non dilunghiamoci oltre... 



X

Nel primo capitolo di questa terrificante trilogia un gruppo di ragazzi affitta un casolare in campagna per girare un film per adulti: hanno le star, il regista, una fonica e ovviamente un manager... Ma non tutti vedono di buon occhio chi si prende certe libertà, e la loro vacanza si trasforma in un incubo.

Dei tanti temi che vengono sfiorati quello che è certamente centrale è il corpo, in due accezioni diverse, una etica, lo scontro tra i giovani che reclamano la libertà di fare ciò che vogliono con il proprio corpo contro lo sguardo pudico dei padri religiosi che lo trovano un comportamento demoniaco. E una estetica, la terrificante presa di coscienza dell'invecchiamento.


Maxine scappa da una famiglia fortemente religiosa verso la fama, vuole diventare una star e sembra che nulla potrà fermarla... Wayne, il suo compagno e il manager della loro piccola e nostrana società cinematografica, si è assicurato che avessero tutto ciò che serve: un regista fresco di università con delle brillanti opinioni sul confine tra cinema e porno, accompagnato dalla fidanzata che lo aiuta con le riprese e che sembra un po' contrariata o almeno poco convinta sulla moralità di quello che stanno facendo. E Bobby-Lynne la perspicace attrice bionda che sembra capace di far apparire il giovane e sicuro di sé Jackson come uno dei migliori attori porno di sempre. 

Una bella squadra, questo è certo, anche se ognuno ha un po' la sua visione della situazione ed ognuno ovviamente lo fa per un motivo diverso. Wayne ci vede un ottimo investimento economico, già si vede ricoperto di soldi che costruisce il suo impero ad Hollywood. Anche la bionda lo fa per soldi, non tanto per costruirsi un impero quanto più per prendere quanto basta e buttarsi a mollo in piscina per sempre. RJ lo fa per l'arte, vuole sfondare nel cinema e crede che un approccio avanguardistico di matrice europea possa essere il giusto approccio per trasformare un porno in grande cinema. Lorraine, la fidanzata, non è convinta, lei lo fa per lui, per aiutarlo, ma pian piano ci prende gusto, riconsidera le sue opinioni e fa un passo verso la sua libertà che RJ non gradisce molto... Maxine invece vuole la fama, vuole essere famosa, vuole che tutti conoscano il suo nome, forse la motivazione più stupida, anche se lei è certamente la più convinta. L'unico che veramente ama il suo lavoro è Jackson, sì, probabilmente anche lui non vede l'ora di guadagnarci ma la verità è che lui lo fa per il piacere di scopare, non per un secondo fine, se poi può anche diventare ricco, tanto meglio.

Sesso e morale

L'intero film è scandito da scene in cui dal televisore un pastore intona, o tuona, una predica sulla natura demoniaca del sesso. E' impossibile non chiederselo, qual'è il confine tra sessualità ed oscenità? Nella nostra società odierna ovviamente il problema non si pone, spero siamo tutti d'accordo che ognuno può fare ciò che vuole col proprio corpo... Ma prima le cose non erano proprio così semplici, la religione imponeva una morale rigida dove il corpo doveva rispondere a ferree restrizioni, soprattutto quello femminile. Tutt'oggi in alcune culture i corpi sono limitati e alle volte anche nella nostra, certo è difficile adeguarsi all'idea che garantire la libertà ai corpi, dare libertà alla sessualità di ognuno abbia portato anche alla legittimazione della prostituzione anche se in una forma più privata e protetta. Forse il nocciolo più complesso della questione sta proprio nel fatto che non c'è nulla di osceno, sbagliato e di cui vergognarsi nei nostri corpi, belli o brutti che siano, nudi o vestiti, bianchi o neri, ecc... ecc... ecc...
Non è semplice a quanto pare fare il salto generazionale e superare quel senso di sporco e di sbagliato che si annida inevitabilmente nella nostra concezione della sessualità, siamo umani e non abbiamo sempre le risposte giuste, io credo che ognuno debba fare ciò che vuole fintanto che è consapevole e responsabile delle conseguenze che ne derivano.

L'appassimento

Questo spaccato tra giovani e vecchi che si scontrano sull'incompatibilità di libertà e morale, trova ulteriore terreno di gioco quando si parla di vecchiaia, un tema assolutamente tabù. Mi spiace ma che piaccia o no tutti invecchiamo, chi un po' meglio e un po' più tardi e chi presto e un po' maluccio, però il tempo non risparmia nessuno, tutti tendiamo all'appassimento.
Quella dell'appassimento è una verità scomoda soprattutto per le ragazze che nel giro di pochi anni si ritrovano dall'essere bellissime e al centro dell'attenzione ad essere completamente invisibili. Il problema che sta alla base di questo è radicato talmente a fondo nella nostra cultura da essere forse impossibile da scardinare, la verità è che alle donne si insegna, volontariamente e non, che esiste una strada veramente dura, contro stereotipi, generalizzazioni, esclusioni, e solitudine, ed una strada bellissima a portata di mano a cui per accedervi bisogna essere belle o disponibili. Non voglio lasciare che questo discorso mi sfugga di mano ed assuma un tono che non rappresenta il mio pensiero al riguardo però vorrei sottolineare come la differenza tra l'uomo e la donna si giochi tutta qui: il problema dell'uomo è essere abbastanza uomo, un problema di natura morale, quello della donna è di essere abbastanza bella, un problema di natura estetica. Ovviamente non ho una risposta né tantomeno una soluzione a questo, forse l'unico antidoto a questo è l'amore, che vince qualsiasi vincolo morale ed estetico, anche se a volte ci precludiamo la via per trovarlo proprio perché questi due massimi sistemi offuscano il nostro giudizio e ci fanno titubare, dubitare ed evitare di scegliere. Amare è un atto coraggioso, ed è normale, credo, averne paura.



Pearl

Pearl, secondo film della trilogia, è il prequel di X e narra la lenta discesa verso la pazzia dell'insoddisfatta Pearl, una ragazza di campagna che sogna di diventare una ballerina famosa.

Tecnicamente all'avanguardia questo film mostra un Ti West versatile e sperimentale che gioca con tagli, inquadrature ed effetti ottici per rendere al meglio la follia che prende piede da quel terrificante sorriso della protagonista (Mia Goth) che ancora una volta supera se stessa con una performance di carattere.

Il tema centrale questa volta è la costrizione famigliare, Pearl si sente intrappolata nella fattoria di famiglia e nel suo ruolo di donna di casa. Stressata e spaventata dal carattere ferreo e impassibile della madre, abbandonata dal marito che combatte oltreoceano, non le resta che prendersi cura della stalla e del padre malato. Ma il suo sogno è di ballare in televisione ed ogni scusa è buona per fuggire dalla realtà e danzare agli occhi del suo publico silente... solo finché la madre non la riporta alla realtà.
I suoi deliri si intensificano quando le si presenta un occasione per ballare, un audizione per un gruppo di ballerine che gireranno lo stato portando la loro coreografia. Si prepara da una vita per questo, ma la madre non ha intenzione di lasciarla andare e questo mette Pearl in una spiacevole situazione...

Complesso d'evirazione

Colgo l'occasione per parlare brevemente di un tema che si cerca sempre di evitare, il difficile rapporto tra figli e genitori (dello stesso sesso). E' evidente che il rapporto figlio-padre è differente da quello figlia-madre, perciò ci limiteremo a vedere quest'ultimo che è inerente al film in questione. 
Generalizzando possiamo dire che le figlie e le madri intessono un rapporto complicato di amore e odio che tende ad espandersi verso tutte le altre figure femminili non gradite. Il nodo della questione secondo Freud potrebbe trovarsi nei primi anni d'infanzia. La mamma è per la bimba sia la fonte del nutrimento che la meta delle pulsioni sessuali per i primi 2/3 anni circa, poi succede qualcosa che stravolge completamente il mondo della bimba lasciandola con l'amaro in bocca. Questa cosa potrebbe essere il complesso d'evirazione, esso nel bimbo è, in poche parole, la paura di perdere il pene, mentre nella bimba è la presa di coscienza della mancanza del pene che inizialmente viene percipita come una mancanza personale. La bimba, da che entra in contatto visivo con il membro maschile, è convinta che la madre e tutte le altre persone abbiamo il pene e che lei sia perciò l'unica ad averlo perduto. Nasce qui una forte sensazione di tradimento nei confronti della madre che "mi ha fatta senza il pene", e qui, origina il complesso edipico: la bimba sposta le sue pulsioni verso il padre accrescendo le affezioni di odio e rancore verso la figura materna. Questo grande e doloroso tradimento da parte della madre sembra segnare talmente a fondo il genere femminile da lasciare traccia in ogni rapporto femmina-femmina, quando si usa dire che le donne sono cattive, rancorose e perfide le une con le altre sembrerebbe giocare un ruolo fondamentale il residuo di questo sentimento profondo radicato nella psiche femminile.



Maxxxine

Ok, siamo arrivati al capitolo finale della trilogia. Dopo la fuga dal set di X Maxine è riuscita a sfondare nel porno, tanto che tutti gli uomini che incontra durante le giornate la riconoscono e ci tengono a farglielo sapere con quelle smorfie e quei ghigni che fanno rabbrividire anche lo spettatore in sala da quanto sono viscide. Ora vuole fare il salto di qualità, passare dal porno al cinema, ma è difficile essere presi sul serio in un mondo dove il pregiudizio è il settanta per cento di una persona. Il suo mitico agente le trova un ingaggio e nel mentre cerca di mantenere il focus sul suo obbiettivo: diventare una star, ah deve anche sopravvivere ad un serial killer che infesta di paura le strade di L.A.

Lo spettatore distratto e quello rapito penseranno che il centro pneumatico del film sia "Hollywood", in una sanguinolenta critica al sistema cinematografico e una denuncia dei suo lati più crudi e crudeli. Che di certo è un tema centrale di questo film, conseguenza involontaria ed inevitabile del vero punto nodale che a mio parere può essere duplice, o il corpo, o l'horror. Entrambi sono strettamente collegati ad Hollywood e anche tra di loro potremmo dire, ma visto che il film, anzi l'intera trilogia, è una fabbrica di citazioni, che non sono in grado ne di rintracciare ne tantomeno di costruirci una riflessione sopra, lascerò la delizia di farci un articolo al riguardo a chi ne sa più di me. Io mi limito a parlare di ciò che conosco.

Ci sono tre temi che si intervallano in questa trilogia: il sesso, la religione e la fama, in altre parole il corpo, la famiglia e Hollywood. Questi tre mondi non vanno tanto d'accordo, alle volte si sopportano, si tollerano ma spesso litigano e combattono con gli artigli e coi denti. In questo film i tre temi si fondono, si confondono, tanto da distorcere la realtà pura di questi sistemi mostrando il volto sanguinolento di tutte e tre le istanze. Hollywood finisce per essere il diavolo a cui Maxine consegna la sua anima mentre la famiglia o religione o morale divengono peccato e carnalità.
Il centro pneumatico del film è il cinema in un meta-horror in cui tutto si cita; piatto, senza tempo, dove passato e presente si mischiano. Un film horror sulla realizzazione di un film horror, costruito su citazioni al mondo dell'horror che ritagliano e costruiscono un classico moderno, un horror senza rivali perché letteralmente nessuno fa più questo genere di film. La trama è semplice e anche intuibile perché Ti West vuole che tu sappia dove stai andando, in modo che tu possa prestare attenzione ai dettagli, alle sfumature, alle citazioni, ai giochi stilistici e culturali.
Mia Goth da 10 e lode. Personaggi tutti ben scritti. Regia da brividi. Film incredibile. Forse giusto qualche dettaglio che fuori dal film sarebbe poco realistico ma a parte quello il film rispetta le aspettative, forse con un finale un po' frettoloso e raffazzonato. Comunque una buona chiusura per questa trilogia di grande spessore culturale.

di Ruben