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13.05.2024

𝝅 il teorema del delirio

ATTENZIONE QUESTO ARTICOLO E' PRIVO DI ALCUN SENSO LOGICO, SIATE CAUTI




9.13 | nota personale: Quando ero piccolo mia madre mi diceva che non bisogna mai guardare fisso il sole, ma una volta, a 6 anni, l'ho fatto. I dottori non sapevano se i miei occhi fossero guariti, io ero terrorizzato: ero solo in mezzo a tutto quel buio. A poco a poco la luce iniziò a farsi strada tra le tenebre ed io riacquistai la vista. Ma qualcosa era cambiato dentro di me. Incominciarono le emicranie.


12.40 | nota personale: Enuncio di nuovo le mie teorie:

  1. la natura parla attraverso la matematica

  2. tutto ciò che ci circonda si può rappresentare e comprendere attraverso i numeri

  3. tracciando il grafico di un qualche sistema numerico ne esce uno schema: quindi ovunque in natura esistono degli schemi


La mia ipotesi: Anche nella borsa esiste uno schema, ed è proprio davanti a me, nascosto fra i numeri.


φ


1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233, 377, 610, 987, 1597, 2584, 4181, 6765, 10946, 17711, 28657, 46368, 75025..



4.42 | nota personale: nuove prove, ricordate Pitagora: il suo contributo principale? La sezione aurea, rappresentata geometricamente dal rettangolo aureo. La proporzione tra base e altezza è assolutamente perfetta, usando l'altezza possiamo costruire all'interno un quadrato, la porzione residua forma un altro rettangolo aureo più piccolo, lo stesso procedimento si può svolgere all'infinito.



11.18 | nota personale: altre prove, Leonardo da Vinci riscopre la perfezione assoluta del rettangolo pitagorico e lo utilizza nelle sue opere. Tracciando una curva all'interno dei rettangoli si genererà la mitica aspirale.



9.22 | nota personale: Quando ero piccolo mia madre mi diceva di non guardare fisso il sole, ma una volta, a 6 anni, lo feci. Da principio quella luce accecante era insopportabile ma io non distolsi gli occhi neanche per un momento. A poco a poco la luce iniziò a dissolversi, le mie pupille si ridussero a capocchia di spillo e riuscii a mettere tutto a fuoco: per un momento vidi e capii.

Ecco la mia nuova teoria: noi siamo delle spirali e viviamo in una gigantesca spirale: allora tutto ciò che ci circonda si fonde in quella spirale.



10.15 | nota personale: La definizione giusta di questo momento è che sono sull'orlo di un precipizio, ed è lì che succede tutto.

"Quel numero non è niente. E' tutto tra le righe. E' la sintassi. E' quello che esiste tra le cifre."



Maximilian Cohen è un matematico solitario che soffre di forti crisi epilettiche. E' ossessionato dalla ricerca di un numero che crede detti l'andamento della borsa, e mentre si avvicina alla soluzione rischia di scottarsi, vola basso Icaro! Vola basso.

Lenny Meyer è un ebreo ortodosso che mostra a Max come l'alfabeto ebraico sia interamente strutturato su un sistema numerico, e come la Torah non sia altro che un enorme schema. Max è come illuminato, non è più solo, anche altri vedono la matematica ovunque, non sta impazzendo, c'è qualcosa di vero nelle sue convinzioni e più si avvicina alla soluzione più riesce a percepirlo, è palpabile, è lì, da qualche parte dentro la sua testa.

Mercy Dawson vuole incontrare Max, vuole da lui il numero: spera di comprarlo, ma per sicurezza arriva con un piano B già pronto. Incarnazione dei capitalisti che vogliono quel numero per controllare la borsa, per arricchirsene; è solo uno dei nemici di Max.


Sol è il suo maestro, un tempo anche lui era alla ricerca dello "schema della vita" ma quando ci fù vicino il computer prese un virus, e morì subito dopo aver rilasciato un numero di 216 cifre. Dopo quell'incidente è quasi morto. E' mia opinione che quel numero l'abbia consumato, che l'unico che potesse provare a pronunciare quel nome fosse Max. "Se il sacerdote non fosse stato puro, sarebbe morto e noi avremmo saputo che l'arrivo del messia era ancora lontano"


5.13 | nota personale: Si muove tutto più veloce.


𝝅

VALUTAZIONE: ★★★★★★★★★★

Capolavoro low budget che sconvolge la mente e corrompe il cuore distruggendo le certezze del pubblico. Scenografia in bianco e nero, con quest'effetto bruciato, come se la vista fosse filtrata da una grana, e non nitida e pulita come nella realtà: all'inizio intimorisce ma dopo poco l'occhio si abitua e il film ti conquista. Interamente sviluppato sul contrasto tra bianco e nero, luce e buio, rumore e silenzio: questo strabiliante lungometraggio di soli 85 minuti ti incolla allo schermo con un montaggio veloce, tensivo, ansiogeno, dove primi e primissimi piani, illuminati fino ad accecare, imprimono nell'iride dello spettatore l'impronta di questo delirio visivo e spirituale. Un gioiello del cinema firmato Darren Aronofskij.

di Ruben Carminati