Noi e il Teatro
Non voglio fare una classica lezione di storia su "origini ed evoluzione del teatro" (quella la potete trovare su qualsiasi altro sito), qui parlerò di cosa significa per l'essere umano raccontare storie e di come questo abbia contribuito a fa nascere il teatro e poi il cinema.
Cosa c'era prima del teatro?
Da sempre la nostra comunicazione è molto più sviluppata rispetto agli altri animali e questo ci ha permesso di renderla sempre più complessa. Il linguaggio si è evoluto e diversificato in più forme, continuando tutt'oggi a cambiare costantemente.
Finché almeno due persone interagiranno, il linguaggio evolverà.
Anche i nostri lontani parenti Sapiens contribuivano allo sviluppo della comunicazione, ed erano così impegnati a farlo che si misero ad inventare delle storie.
Dai racconti di semplici episodi vissuti, passarono a creare elementi di pura fantasia che, se messi in una storia, riuscivano addirittura a trasmettere informazioni a chi ascoltava; non per forza una morale o un messaggio religioso, anche semplici informazioni su come sopravvivere ad un attacco di un leone o cosa fare in caso di siccità.
L'aspetto sociale della nostra specie vinse in poco tempo: all'essere umano piaceva così tanto passare i momenti assieme a sentire racconti che divenne una moda, si crearono figure apposite per raccontare, si integrarono insegnamenti morali e religiosi, si cercò di ampliare quel mondo da poco scoperto.
Il passo successivo
Ed eccoci al teatro, il luogo che l'umanità dedicò all'arte del racconto. Le storie divennero complesse, le strutture narrative più organizzate e si svilupparono determinati ruoli per far sì che l'opera pottesse essere raccontata al meglio.
Dapprima i poeti cantori, poi veri e propri attori che interpretavano ruoli precisi. Servivano dunque registi, scrittori, attori, truccatori, scenografi, falegnami, costumisti... tutte persone che man mano hanno reso la recitazione parte fondamentale del racconto.
La gente, sin dall'antichità, adorava assistere alle opere teatrali, che fossero comiche o tristi, lunghe o corte, l'importante era ciò che lasciavano una volta finite.
Se, alzandosi dal proprio posto, lo spettatore era scosso o provava determinate emozioni, allora la storia aveva avuto effetto. L'essere umano, infatti, si trova attratto dall'esplorare l'ignoto, anche a livello riflessivo: andando a teatro si poteva riflettere su molti temi, si poteva discutere su domande che ci assillano da sempre, si poteva anche trovare conforto in personaggi con cui ci identifichiamo.
Il teatro dava la possibilità alla mente di non stagnarsi sempre nei soliti pensieri, era vero e proprio carburante per la mente, qualcosa che poteva farci evolvere nei nostri ragionamenti. Ovviamente nella storia il teatro ha subito svariati cambiamenti, ma questa sua natura è rimasta invariata e colpisce tutt'oggi gli spettatori più attenti.
Cinema
Fino al secolo scorso, quindi, il teatro era la massima espressione della narrazione. I libri facevano molto, ma il teatro era per tutti, da quello raffinato per ricchi a quello comico popolare per i meno colti.
Poi arrivò il cinema che sfruttò una grande innovazione tecnologica per portare ad un livello successivo la recitazione. La gente non aveva più bisogno di vedere gli attori in carne ed ossa, la storia narrata viaggiava per il mondo e restava nel tempo; mai vista una cosa simile. Il cambiamento più importante riguardò gli attori, che avevano più tempo e più libertà per rifare una scena fino alla perfezione, così che il risultato non potesse avere errori. La gente era felice, le tasche dei primi studios pure.
Ma per quanto riguarda la narrazione? Le storie raccontate subirono dei cambaimenti? Beh, sì e no. Mi spiego meglio.
Chi scriveva una storia poteva immaginare molto di più, perché il cinema dava molte possibilità, ma la struttura narrativa restava pressoché la stessa. Il viaggio dell'eroe, le dinamiche tra i personaggi, i luoghi comuni... tutti elementi indispensabili per fare qualcosa di bello.
E fin qui tutto bene. Poi il cinema divenne campo per la sperimentazione tecnologica, con attrezzature all'avanguardia e nuovi modi per stupire lo spettatore.
Infine gli studios vollero fare sempre più soldi, dando la precedenza ai guadagni piuttosto che alla buona riuscita del film. Cominciarono così ad accontentarsi di storie banali o che erano fatte senza impegno, l'importante era guadagnare. Questo pensiero persiste ed è peggiorato ai giorni nostri, dove in un mare di film solo pochi restano impressi.
Ma noi spettatori moderni non abbiamo ancora perso la voglia di sentire nuove storie, sappiamo riconoscere ciò che è bello da tutto ciò che è insipido e banale. Quando un film ci porta a riflettere anche su argomenti scomodi, quando viviamo un momento catartico, quando una scena riesce ad essere imprevedibile, in quei momenti vedi la gente in sala catturata dallo schermo tanto quanto un bambino centomila anni fa che ascoltava il racconto dello sciamano.
Le cose non sono cambiate, il nostro bisogno di sentire storie prevale e dobbiamo lottare per questo, non dobbiamo lasciarci andare nella nostra comfort zone godendoci solo storie banali.
Quindi inventate storie, ascoltatele e raccontatele il più possibile, cercate di mettere voi stessi nella finzione narrativa, in modo che il vostro pensiero possa suscitare una qualche reazione in chi vi ascolta. Così facendo, contribuirete allo sviluppo di un già meraviglioso cervello umano.
di Andrea Brevi