L'arte

10.01.2025

Ci siamo lasciati, nell'ultimo articolo, introducendo il tema dell'arte. Ora ci prendiamo il tempo necessario per provare a comprendere questa parola così usata e abusata da essere divenuta complicata, quasi incomprensibile.


L'arte ci interessa in quanto tentativo di comunicazione: come ogni altro movimento anch'essa è lingua ma una lingua particolarmente interessante per via del suo carattere di traduzione.
Partiamo dal principio, dove cerchiamo l'arte? Nell'opera! E' scontato. Si dice appunto: opera d'arte. E' importante però comprendere una cosa prima di procedere in questo discorso: il tempo è strettamente legato al cambiamento, non esiste nulla che rimanga identica nella forma quando messa a confronto con il tempo: un fiore appassisce, un monumento diviene una rovina e una verità diventa obsoleta. Tutto cambia nel tempo, persino le più assolute certezze, come Dio, come la fisica e come la parola.
Ogni cultura in ogni tempo ha la propria necessità espressiva, questa Worringer e Riegl l'hanno chiamata Kunstwollen. Ma non è solo il bisogno espressivo, e quindi la forma dell'arte, a cambiare, ma anche i codici per leggerla: Walter Benjamin ad un certo punto della storia si rende conto che il mondo è cambiato, che l'arte non è più l'arte del bello come era sempre stata fino ad allora, si rende conto che la fotografia e il cinema hanno scardinato quella che era una verità: l'arte come bellezza. Questa intuizione era già da decenni messa di fronte agli occhi di tutti dalle avanguardie del 900' dove l'arte diviene brutta, sinestetica, collagica, amorfa, metamorfica, assoluta; ma nessuno l'aveva ancora traslato in teoria.
Forse ora è di nuovo il momento di rimettere a fuoco la scienza dell'arte e di provare a rileggerla con una nuova ottica: da dove origina l'opera d'arte? Dall'artista, più precisamente dall'incontro del materiale e dello strumento con la superficie di fondo. Ma non basta. Se così fosse qualsiasi disegno sarebbe un opera d'arte. Mi domando, perché il concetto di sedialità di Fistallone è un opera d'arte e l'estintore METEOR non lo è? Qual'è la differenza? Dove si annida? Non in uno strato visibile questo è certo, sennò il problema nemmeno si porrebbe. Proviamo a cambiare disciplina, la pittura e la scultura non sono d'aiuto. Parliamo della musica: quando durante un tragitto apriamo Spotify, e mettiamo in riproduzione casuale dai nostri brani piaciuti, ci sono tre tipi di tracce che possiamo incontrare: quella da skippare perché non è adeguata al momento; quella che ci piace, ci gasa e ci fa muovere la testa o battere i piedi a tempo; e quella che fa venire la pelle d'oca, che ci scuote nel profondo. Ecco, in quel preciso momento in cui il nostro corpo viene scosso noi stiamo percependo l'arte.
Questo ci consente di chiarire una cosa: quando io osservo un quadro o ascolto una canzone, almeno teoricamente, sto osservando e ascoltando un opera d'arte. Quindi quando quell'opera suscita in me una reazione involontaria, che subito riconosciamo come emotiva, stiamo percependo l'arte, quindi stiamo percependo un qualcosa che sta dentro all'opera d'arte ma che non è l'opera d'arte stessa. Perché una canzone ci scuote nel profondo e l'altra invece "semplicemente" ci piace? Magari la stessa traccia che ci ha scosso ieri, in un altro momento non ci provoca lo stesso effetto, non si può di certo dire che l'autore di lunedì è un artista e di mercoledì invece è solo un cantante... La percezione dell'arte è una cosa im-mediata, dove il medium è l'opera: il punto in cui la nostra sensibilità incontra l'arte. E' naturale che i momenti in cui un'opera ci scuote di più sono quei momenti, tendenzialmente tristi o particolarmente entusiasti, in cui siamo più vulnerabili, più emotivi, più sensibili appunto. Solo la sensibilità può cogliere l'arte, l'occhio, il gusto e il sapere possono mostrarti l'estetica dell'opera, la tecnica. Ma l'arte è una questione di spirito.

Quindi, se l'arte è nell'opera ma non è l'opera stessa, cos'è? Per rispondere può aiutarci leggere più a fondo l'artista. Che cosa lo spinge a creare? Worringer dice che quando un pittore disegna un albero, che sia esso realistico nella forma e delicato nel tratto o astratto e spigoloso, l'artista in realtà non disegna l'albero ma un qualcosa che vede dietro all'albero, dentro, attraverso di esso; e che sente il bisogno di esprimerlo a modo suo. Questo procedimento che in questi termini sembra quasi mistico-spirituale, e che in realtà è mistico-spirituale, ma che in quanto tale e spiegato in questi termini non convince le menti razionali dalla nostra epoca; io lo tradurrei in questo modo: all'interno del punto ipersensibile, ossia l'artista, crescono delle forze, delle sensazioni ed impressioni che divengono sempre più forti, finché non vede o sente qualcosa al di fuori (stimolo esterno) che porta il punto al movimento. Riformuliamo la frase: l'artista sente qualcosa dentro, percepisce qualcosa fuori che riflette quello che sente dentro e deve dirlo a tutti. Quello che sente l'artista il pubblico non lo può percepire, e l'artista non sa riprodurlo per come è, l'unica cosa che può fare è tradurlo attraverso la propria lingua, la lingua dell'arte. 

Quello che l'artista sente lo sente dentro, perciò lo sente sotto forma di emozioni, sensazioni, che deve esprimere e che fuoriescono nel movimento del creare, anzi guidano il movimento stesso. Quindi quando percepiamo l'arte, stiamo percependo le emozioni che l'artista ha incastonato nell'opera. 
Quindi l'arte cos'è? Bo. L'arte all'origine è troppo pura per essere compresa, si può cogliere dove appare quindi nelle emozioni che ci suscita l'opera. L'opera d'arte è ciò che un sentimento ha creato, ed essa ha un corpo (l'opera) ed un anima (l'arte). Tutti possono vederne e ammirarne il corpo, ma solo chi è abbastanza sensibile può percepirne l'anima.

Quando percepiamo l'arte in un opera stiamo comunicando. L'artista si è comunicato a priori, l'arte stava lì anche se noi non l'avessimo percepita, ma solo nel momento in cui anche uno solo la percepisce, l'arte si concretizza e i due corpi comunicano. E credo che nel momento in cui si percepisce l'arte ci si lega in una maniera intima all'artista, in un legame che è difficile tradurre a parole, proprio come l'amore. Perciò il "critico", che può giudicare la tecnica e l'estetica del quadro, non potrà mai nulla contro chi ha sentito l'anima di quell'opera. 

L'arte quindi sta a priori in ogni creazione genuina, in ogni espressione di se stessi: sta al pubblico percepirla. Ed il fatto che l'arte sia ovunque e sia quindi scontata rende ancora più incredibile e speciale quel momento assolutamente raro in cui lo spettatore riesce a trovarla.