L'amore

Nell'articolo precedente abbiamo detto che il punto è essenzialmente narcisistico, che anche quando tende alla socialità lo fa essenzialmente per motivi egoistici. Ma siamo davvero così narcisistici nella vita reale?
Dicevamo in CLIMAX che i passaggi della socialità sono i seguenti: 1| il punto sensibile percepisce l'altro, 2| i due punti comunicano, 3| i punti si connettono. E visto che abbiamo definito la socialità dell'uomo incompleta allora significa che c'è qualcosa in questo processo in cui l'uomo fallisce. Abbiamo visto che il punto per difendersi deve percepire l'altro, e più è maturo più si apre volentieri ad esso, quindi il problema non sta qui o almeno non il suo nocciolo. Quello che non abbiamo ancora visto è la comunicazione, il perno della socialità, e allora dedichiamo qualche parola anche ad essa.
La comunicazione è un processo estremamente complesso, per natura i corpi si comunicano: la comunicazione in questa accezione è data dalla lingua e quindi dal movimento. Ma la comunicazione, e mi scuso se l'intera rubrica si basa sulla risemantizzazione di termini di uso comune che potrebbe avervi portato alla confusione, per qualsiasi chiarimento contattatemi o rileggete più volte gli articoli in modo che ogni volta sia più chiaro il senso. La comunicazione, dicevamo, non coincide con il comunicarsi, nel movimento un corpo si comunica, ma non comunica. Perché ci sia comunicazione si deve creare tra i due punti un habitat sicuro, dove l'uno si fida dell'altro, dove l'uno si arrende all'altro, e così si crea tra loro un ponte, questa è la connessione, ed è qui che si concretizza la socialità.
Quella dell'habitat sicuro non è una cosa buttata lì al vento, per connettersi due corpi devono aprirsi e come possono farlo se non si sentono al sicuro? Aprirsi significa essere vulnerabili, perciò nessun punto si aprirà mai completamente se non si fida, se non si sente rispettato, al sicuro. E non solo nell'ambiente che lo circonda ma anche e soprattutto con l'altro punto. Un habitat quindi è dato dai punti che lo popolano e dall'ambiente circostante. E' difficile connettersi in un ambiente rumoroso e pieno di gente, in un ambiente del genere comunicano solo quei punti che già sono connessi, come due amanti o degli amici, a cui basta uno sguardo per intendersi.
Quando un punto si muove si comunica, ma per comunicare serve che l'altro sia abbastanza sensibile per ascoltare, che è molto diverso dal sentire, sentire è una capacità universale, a parte per chi ha difficoltà uditive, mentre ascoltare richiede attenzione e non poco dispendio di energie. Capita che in una conversazione parli il punto A ed il punto B ascolti, e così comunicano, ma può darsi che quando poi tocchi a B parlare A non ascolti e così non comunicano. In questo caso B è un punto maturo e sensibile mentre A è ancora un po' acerbo (in questo frangente) e i due punti non sono connessi, perché A non è pronto o non ha interesse nel farlo.
Un esempio di connessione lo troviamo nell'amore: pensiamo ad amici, amanti e genitori, queste tre categorie sono caratterizzate da uno stato di innamoramento e, anche se nella nostra società si hanno concezioni diverse per quello che due amanti due amici e genitori-figli provano, la psicologia insegna che alla base di questi tre legami sta lo stesso tipo di impulso, l'impulso di tenerezza.
Esso si forma quando un impulso libidico iniziale non riesce a trovare la scarica e, per evitare la produzione di dispiacere dal mancato soddisfacimento dell'impulso, la psiche lo inibisce per la metà. Divenendo da impulso libidico impulso di tenerezza esso può trovare la scarica. L'impulso di tenerezza nasce sì per ragioni narcisistiche di scarica, ma nasce da una rinuncia, dalla rinuncia dall'obiettivo iniziale. Nel legame con i genitori e con gli amici sta la rinuncia totale ad un legame di tipo fisico "accontentandosi" di un legame emotivo, nell'amore di coppia invece il legame, alle volte, puramente fisico lascia lentamente spazio alle emozioni. Questi tre sono i legami più potenti che esistono nel mondo umano.
Questo è lo stato di innamoramento secondo la psicanalisi, o almeno secondo Freud, ma cos'è l'amore? Una domanda a cui i più grandi poeti e pensatori non hanno saputo dare una precisa definizione. Certo l'amore è un atto di coraggio: aprirsi ad un'altra persona, mostrare i punti deboli, le ferite, le brutture, non è una cosa da nulla... Amare significa uscire dal sé e consegnarsi all'altro, significa entrare nell'orbita di un altro punto, porre in equilibrio entrambi i centri gravitazionali e creare dei movimenti che prima nemmeno esistevano. L'amore, che non è per forza legato alle relazioni, al matrimonio, al sesso, ecc... è pura connessione. Tra amici per esempio ci si comprende subito, si sa che cosa l'altro sta per fare, sta per dire, si conoscono le sfumature, i pensieri, i modi di fare... questa cosa è potentissima. Il limite umano sta proprio nel non riuscire ad espandere questa rete d'amore a tutte le persone che ci orbitano attorno. Perché il punto è narcisistico, si chiude agli altri, e per di più l'uomo vive in un complicatissimo sistema dove le persone non sono il centro, né tantomeno l'ambiente o la propria casa ma, nel centro pneumatico della nostra civiltà, c'è un vuoto nel quale abbiamo posto l'immagine dei soldi, e noi giriamo attorno ad essa cercando di avvicinarci sempre di più, convinti che una volta arrivati troveremo la pace, ma l'anima non conosce pace e i soldi sono solo un'illusione.
L'amore nasce solo quando il punto trova il coraggio di uscire, di lasciarsi andare, di fare <<un salto nel vuoto, un passo verso l'ignoto>>. Perché solo là fuori è la vita, solo nell'altro esiste la felicità, solo nell'altro può esserci l'amore, solo nell'altro si dischiude la comunicazione.
La nemesi dell'amore è il limite, il punto stesso. La presa di coscienza di questo dilata la percezione dell'esistenza e mostra il proprio difetto originario, il narcisismo. La paura di ciò che sta fuori è la paura originaria, è la paura di vivere, è la paura di crescere e di cambiare. L'amore è l'atto più spericolato che esiste, darsi all'altro, consegnarsi nelle sue mani, con il rischio che esso ci ferisca, ci distrugga, ma con la certezza di cambiare, di crescere, di scoprire: nuovi colori, nuove forme, nuovi movimenti, nuove ragioni, nuovi mondi, nuovi se stessi.
L'amore è certamente uno di quei movimenti che non si riescono bene a spiegare con le parole, e quando un punto ipersensibile percepisce un qualcosa a parole intraducibile, lì nasce l'arte.