La città incantata
Celebre capolavoro scritto e diretto da Hayao Miyazaki che esplora la dimensione magica legata alla sua terra e alla sua cultura. Chihiro e i suoi genitori stanno traslocando quando, prendendo una scorciatoia, si trovano in un posto curioso ed abbandonato. Mamma e papa curiosi vogliono andare a vedere dove porta questo tunnel misterioso che si erge di fronte a loro, e Chihiro un po' spaventata li segue a ruota. Al di là della galleria trovano una città pervasa da un profumo di cibo al quale non possono resistere. Presi dall'ingordigia e da un incantesimo, mangeranno fino a divenire maiali e Chihiro, l'unica ancora umana, cercherà in tutti i modi di riportarli a casa.
Il Maestro Miyazaki è indiscutibilmente un pilastro dell'Anime, come membro fondatore della casa di produzione studio ghibli, ha firmato la maggior parte dei loro capolavori. Questo, il suo film più acclamato, è un intreccio tra una storia d'amore genuino, quasi infantile, con la sublime bellezza della magia. Un lungometraggio magico dove malinconia, gioia, amore e brivido si uniscono dando compattezza ad un prodotto che è destinato a rimanere per sempre nel cuore e nelle televisioni del mondo. A mio parere un'icona.
Prima di indagare i dettagli del film mi prendo il tempo per una digressione che credo necessaria. Capita spesso che le persone concepiscano e si rapportino ai film animati chiamandoli cartoni, ed evidenziando una fatica nel guardarli oppure una pregiudicata lontananza nei loro confronti. È giusto dire che ognuno è libero di guardare ciò che vuole, e che non deve rendere spiegazione o giustificazione alcuna, a nessuno. Io comunque ne consiglierei la visione, se non con questo film, con un altro, ma provate a vincere i pregiudizi cosicché se al termine il film vi sarà risultato "per bambini" sarete ancor più legittimati nel detestarlo.
Ho scelto tre personaggi, e una scena, da indagare, per non dire quattro parole scontate e dare un semplice voto
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER
Per primo indaghiamo Kamaji: Chihiro si ritrova per un caso fortuito all'interno del centro termale, nelle fondamenta di esso: la caldaia. Qui il vecchio Kamaji lavora e tiene l'acqua sempre calda e limpida. Potremmo dire che senza Kamaji il film non può procedere, Kamaji è colui che indica la via da seguire, un vecchio sì, ma non un saggio, un uomo dal duro lavoro, che un tempo ha viaggiato e che quindi conosce il mondo. La sua è una saggezza pratica direi. Al suo servizio lavora la fuliggine, granelli di polvere nera che trovano la vita, e che come tutti noi, per la sola motivazione di essere vivi, sono condannati ad una vita di lavoro. Kamaji impersona le fondamenta sì del centro termale, ma anche di un idea, di un pensiero, di una struttura, lui rappresenta quella base solida senza il quale nulla di duraturo può sorgere.
Passiamo a Yubaba e il contratto con Chichiro
Yubaba è la direttrice del posto, è una strega che difende e fa andare avanti il centro termale. Chihiro le si presenta a colloquio consapevole di non dover cedere difronte ad un NO. Allora se Yubaba non può farla desistere dal voler lavorare lì, decide di assumerla, ma il contratto prevede una clausola assai curiosa: per poter lavorare lì deve rinunciare al suo nome. Questo è il primo sintomo di un rapporto lavorativo poco sano. Il nostro nome è ciò che ci rende vivi, che ci contraddistingue. È ciò che ci nomina, non c'è vita senza nome. Se ci pensiamo non esiste cosa alcuna che non abbia un nome, non esiste persona senza nome, a meno che l'abbia perduto. È spaventosa l'idea di perdere il proprio nome, come Chihiro che diviene Sen. La storia ci racconta spiacevoli storie su chi è stato privato del proprio nome: l'olocausto ne è l'esempio lampante, persone prive di un nome, numeri che svolgono un lavoro e destinati al massacro. Un altro esempio che mi viene in mente è Smigol che si dimentica e diviene Gollum, spero questi bastino a trasmettervi la potenza che si racchiude nel nome, e nel nominare. Vorrei ma non mi dilungherò oltre.
Yubaba nonostante tutto sembra essere buona, in quanto strega protettrice del centro, e quando Chihiro scopre dell'esistenza della sorella gemella, essa le viene presentata come una strega malvagia e pericolosa, ma una volta arrivata alla sua casa trova semplicemente una dolce e amichevole signora che farà ciò che le compete per aiutarli. È buffo come spesso la verità ci sembra così ovvia che nemmeno ci apriamo alla possibilità dell'errore. Siamo abituati a vivere un mondo in cui abbiamo tutto e conosciamo tutto, tanto che nemmeno concepiamo un altro punto di vista. Se la macchina che passa è gialla, non importa se dall'altro lato è blu, se i sedili sono in pelle rossa, il manubrio è zebrato ecc.. la macchina in ogni caso sarà gialla, perchè quella è l'unica cosa che abbiamo visto. Non esiste che noi sbagliamo, non esiste che un idea, un informazione sia falsa o sbagliata, non esiste che ci fermiamo a riflettere, tanto una cosa è certa: riflettere non farà gonfiare il conto in banca!
Ora la mia scena preferita: Chihiro aspetta alla fermata, con dei nuovi amici, un treno che corre sul filo dell'acqua. Una volta a bordo aspettano pensierosi la loro fermata.
I colori e le inquadrature rendono questa scena sublime a livello visivo e concettualmente immensa a livello di percezione. E' il quadro della malinconia, un calore nostalgico che unisce la bellezza alla tristezza, una delle più belle sequenze di distensione che ho mai visto: il film arriva da una scena di forte marasma, dove tutti sono nel panico e la regia corre veloce, al passo di Chihiro; e sta andando verso l'incontro con la tanto attesa antagonista Zeniba (sorella gemella di Yubaba), e così tra due momenti di tensione si pone questa scena che non solo rilassa e rallenta il tempo cinematografico ma incanta e sbalordisce lo spettatore sensibile.
Parliamo infine di Haku, un ragazzo che alle volte sembra tenero e gentile, ed altre invece scontroso e severo. Lui aiuta Chihiro e la evita allo stesso tempo, è sia caldo che freddo, è sia uomo che drago, sia buono che cattivo. Come personaggio rimane un mistero fino all'ultimo, ermetico ed impossibile da leggere. Lui che ha perso il suo nome da tempo, ha perso anche il ricordo di chi era, sarà Chihiro sul finale a ricordargli chi è, e la memoria torna e così si apre la scatola nera del suo personaggio, e ci diviene chiaro il perchè della sua ambivalenza: Haku prima era un fiume. Il fiume è un entità assai antica e maestosa tanto da incutere un certo timore. L'acqua nasce dalle montagne e lungo il suo cammino crea il fiume, ed il fiume con la sua potenza crea e distrugge allo stesso tempo. Se ci pensiamo dopotutto la pianura padana è stata letteralmente creata dal Po, dalla lenta erosione della terra. È meraviglioso come il fiume ci venga qui mostrato come un essere vivente, che nella città incantata si traduce in due forme differenti, che oscillano entrambi in un ambivalenza "bene e male". Il fiume dopotutto è un immagine sia "positiva" che "negativa". Il fiume è visivamente sublime, è un centro dell'indagine poetica e dell'arte visiva. Allo stesso tempo è un entità pericolosa, ha una forza immane che non può essere controllata, è ricco di correnti, salti e turbinii, ed è un luogo che colleziona una serie di morti ogni anno. Allo stesso modo Aku in forma umana è sia schivo che dolce, in forma di drago è sia pericoloso che premuroso.
Voto: quattro e mezzo/cinque
Ho sottratto mezza stella dal totale non perchè questo film manchi di qualcosa ma perchè altri anime mi hanno dato un qualcosa in più, forse di personale, forse no, ma nella sua totalità è sicuramente un film eccezionale adatto a chiunque. Delicato ed impetuoso allo stesso tempo, come un fiume.
voto attribuito in base al confronto con altri film ghibli.