9 minuti oltre il limite
Nel secondo capitolo di CLIMAX, I corpi e il limite, avevamo parlato, come si intuisce, dei limiti che si impongono al corpo, differenziandoli generalmente in interni ed esterni. Ed è proprio da qui che vorrei cominciare questo nuovo percorso.
Il film su cui ci appoggiamo per costruire questa riflessione è Irreversible di Gaspar Noe, un capolavoro sperimentale che ha sconvolto e disgustato sia il pubblico che la critica, almeno inizialmente. Nello specifico ci bastano i 9 minuti di pura follia in cui Monica Bellucci entra nel passage sotterraneo e, spoiler, non ne esce. Consiglio la visione dell'intero film e, se vi interessa, potete leggere QUI la recensione che ne ha fatto Rebecca.
Monica, nei panni di Alex, uscita da un club entra in un tunnel sotterraneo (per pedoni) e si ritrova immischiata in una situazione spiacevole che degenera e la coinvolge. Hanno parlato di 9 minuti di stupro e pestaggio restituiti da Noe con un realismo da brividi.
Che cosa possiamo dire al riguardo? Innanzitutto lo stupro è un tema di cui è ancora molto difficile parlare. Non parlo di chi l'ha subito, di cui comprendo e rispetto il voler evitare l'argomento, nonostante parlarne sia sempre e comunque un passo positivo ed importante. Intendo parlarne nel dibattito pubblico, in un confronto sano tra amici o amiche, magari anche in una situazione informale, le situazioni informali sono le migliori per affrontare certi discorsi delicati e sgradevoli. E comunque, sinceramente, anch'io ora non me la sento di parlare di stupri, vorrei però usare questo stupro come esempio per rendere più comprensibili le mie considerazioni sul corpo ed il limite.
Abbiamo parlato di limite esterno intendendo i limiti che ci sono imposti dalla legge e dalla morale sociale, per fare un esempio legato ai 9 minuti di nostra pertinenza, la legge e anche la morale ci vietano di abusare (sessualmente e non) del corpo di un'altra persona; questi limiti li chiamiamo: giuridico ed esterno-morale. Abbiamo parlato di limite spaziale: Alex una volta nel passage può fuggire solo dai due punti di entrata e di uscita, non può passare attraverso il muro (ovvio, ma non troppo). I limiti interni invece sono due, che abbiamo differenziato in: limite meccanico, intendendo il limite fisico del corpo, di nuovo, non possiamo volare ne tantomeno girare il collo di 360°; e limite etico, cioè il limite che la morale individuale impone al corpo, per esempio io mi vieto di fumare l'iqos quindi il mio corpo, a meno che io non ceda, non farà mai il movimento per prenderla quando qualcuno mi offre due tiri (esempio banale ma esaustivo). Il limite etico è dato dalla morale individuale, che si plasma sulla morale sociale, sull'esperienza personale e su altri fattori che per ora possiamo permetterci di evitare di tirare in ballo.
Accantoniamo per un attimo lo stupro e concentriamoci sull'aggressione fisica che lo precede (nel film) e che degenera in post eiaculazione.
La legge vieta la violenza, si dice: denunciato per aggressione, e la morale sociale più nello specifico dice: non si picchiano le donne.
Come abbiamo già ampiamente visto in CLIMAX, per ogni imposizione c'è almeno una persona che la infrange e, guardando le statistiche, questa precisa imposizione non va molto a genio alla gente. Ora, è possibile che una persona, o meglio, una donna mi faccia innervosire e d'istinto vorrei reagire anche solo con uno schiaffo? Ovvio che sì, anzi è anche abbastanza regolare come cosa e per di più l'idea di non potergliele dare aumenta il nervoso, che deve trovare per forza un'altra via di uscita: per questo si tende a scopare alla fine di un litigio di coppia.
Agli uomini non piace sentirsi dire cosa non possono fare tanto quanto alle donne non piace sentirsi dire cosa fare, quindi se io non ti metto le mani addosso non è perché c'è una legge che mi vieta di farlo ma perché il mio limite etico me lo impedisce, quindi MI IMPEDISCO di metterti le mani addosso. Se invece litighiamo e ti aggredisco fisicamente è perché infrango il limite. La morale individuale non dev'essere però confusa con la sensibilità, un'altra delle parole chiave per la nostra riflessione. La differenza è sottile ma importante: la morale individuale è il limite etico, la sensibilità è la capacità di percepire il limite. Una differenza in realtà gigantesca: una è una capacità sensoriale soggettiva, l'altra è un imposizione che mi dò in base a cosa ho imparato crescendo. In una definizione più ampia e corretta la sensibilità potremmo dirla la capacità di percepire l'altro. In una persona che è conscia della propria sensibilità, il limite etico si modella in base ad essa, aumenta o diminuisce in forma alla consapevolezza del soggetto.
L'aggressore nel film non si accorge minimamente di Alex finché per sbaglio se la ritrova di fronte, da questo capiamo che la sua sensibilità, almeno in quel momento, è drasticamente ridotta o alterata; la sua attenzione e percezione sono tutte rivolte alla sua accompagnatrice, ed è con lei che infrange il limite; poi vede Alex ed essendo il limite già infranto si sfoga senza riuscire a fermarsi, non che desse l'idea di uno che vuole fermarsi. Sappiamo però che ci sono anche persone che in queste situazioni vengono portate dall'iperstimolazione adrenalinica a fare cose che loro stesse ritenevano impossibili, e a disperarsene successivamente. Che cosa impariamo da questo? Prima di tutto che è importante mantenere il controllo, per mantenere il controllo bisogna avere un equilibrio e per avere un equilibrio bisogna avere delle valvole di sfogo sane: fare sesso, fare attività fisica e parlare ed esternare i propri pensieri e le proprie emozioni.
Una persona con un equilibrio precario tende ad infrangere i limiti, non stuprando e picchiando le donne, ma in mille modi diversi, per esempio una persona equilibrata sarà in grado di bere con criterio e divertirsi, una persona che beve all'eccesso è squilibrata, e nel farlo comunica il suo malessere in maniera non verbale (e qui sta agli amici intervenire, nel limite del possibile. Certo se gli amici non hanno la sensibilità per recepire questi messaggi nessuno si accorgerà di nulla e la situazione degenererà). Inoltre capiamo che è un attimo che una persona, che la società giudica brava e corretta, diventa ai nostri occhi un mostro: nessuno nega ovviamente che ciò che ha fatto sia mostruoso e che debba subirne le conseguenze (andrebbe anche capito quali sono le giuste conseguenze), però si intuisce che il nostro giudizio è facilmente influenzabile, volubile e strettamente condizionato dalla morale sociale. Per fare un esempio di tutt'altra entità: magari un ragazzino inizia a fumare le canne e per tutti gli altri diventa un tossico, uno da evitare, che fa pena e ribrezzo e poi, dopo qualche annetto, tutti iniziano a fumare e quel ragazzo diventa un grande, un amico, uno con cui fare quattro chiacchiere e per alcuni addirittura un mito, quando magari questo ragazzino era semplicemente un ragazzino, con tutti i pro e i contro che ne derivano. Questa retorica del "è un grande" o "è uno sfigato" è nociva a livelli incommensurabili, una persona dovrebbe piacerci in quanto persona, ma per farlo bisogna conoscerla e comunicare, che è alquanto complicato.
Se si incontra una bella ragazza per strada, o una ragazza poco vestita, vestita provocante o qualunque sia il modo più politically correct per dirlo, è normale, se si è single, essere attratti da lei (è normale anche non esserlo, so per essere chiari). Le reazioni possibili a questo incontro oscillano entro una retta con ai poli queste due posizioni: da una parte mi chiudo (per mille motivi differenti) e tiro diritto negandomi una qualsiasi opportunità di contatto, dall'altra prevarico su di lei fisicamente e prendo quello che voglio. Naturalmente nel mezzo ci sono mille sfumature. Questi due poli sono chiaramente negativi, nell'uno fai del male a te stesso e involontariamente rischi di ferire anche lei, nell'altro fai del male alla ragazza e poi a te stesso pagandone le conseguenze. Entrambe queste posizioni sono caratterizzate da un atteggiamento che potremmo definire egoistico, l'uomo che aggredisce Alex non le fa semplicemente del male, la annulla: non la percepisce come un essere vivente, prevarica su di lei e distrugge la sua individualità per un proprio desiderio. Definiamo questo come un atto puramente egoistico, l'altro c'è ma non lo considero e faccio ciò che voglio con il suo corpo: questa è l'immagine più forte e precisa di oggettificazione, un termine che oggi va molto di moda. Nell'altro caso invece ti estranei dalla situazione, ti chiudi in te e la ragazza scompare, sai che c'è, sai che sta passando ma tutta la tua attenzione verte su te stesso, ci sei solo tu. Definiamo questo come un atto puramente narcisistico, non riconoscere l'altro, amare solo se stessi, come scudo, difesa, non per fare del male, ma involontariamente anche così si può ferire.
Quali sono le differenze? Se stupro una ragazza vengo messo in prigione, se tiro diritto a testa bassa sono un bravo cittadino. Una cosa è morale e l'altra amorale, vedete ora chiaramente il limite della morale sociale? Riconosce il male solo da una delle due parti, non è oggettiva, e non fa nulla per sistemare le cose, giudica e basta. L'atto esplicito e plateale dell'infrangere il limite attira l'attenzione, viene giudicato e in teoria punito, mentre l'essere schiacciati dal limite viene completamente ignorato e comunque giudicato. Un esempio? Se la stupra "è uno stupratore" "è un mostro", se tira dritto "ha paura" "è uno sfigato" ecc.. Ma lo stupratore non è solo un mostro è anche una persona che ha bisogno di aiuto, e il "timido" non è solo un bravo ragazzo è anche lui una persona che ha bisogno di aiuto.
Certo l'esempio dello stupratore rende difficile essere empatici, lo capisco, ma è fondamentale che qualcuno lo sia, e nell'iter di punizione di uno stato dovrebbero esserci figure che si assicurino che le persone possano comprendere oltre che pagare le conseguenze, se no è improduttivo.