Irréversible: la pornografia della violenza

01.01.2024

"Il tempo distrugge ogni cosa" - Ovidio

La prima scena del film, apparentemente slegata dal resto della trama, costituisce la dichiarazione di poetica del regista Gaspar Noé: in uno squallido appartamento parigino due uomini stanno conversando, il primo dei due, seduto nudo sul letto, dichiara di essere stato in prigione per aver abusato di sua figlia, e il secondo risponde che l'incesto è il grande tabù occidentale e che ognuno dovrebbe assecondare i propri desideri, abbandonarsi al puro piacere. Questa scena costituisce il motore di tutta la filmografia del regista: sondare gli abissi e la mostruosità della civiltà, non a caso potremmo dire di Noé come appartenente alla corrente del realismo traumatico e della New French Extremity.

Irréversible è un film controverso, la sua uscita nelle sale ha provocato grande scalpore e indignazione, ricordiamo la sua presentazione al Festival di Cannes dove buona parte del pubblico ha lasciato la sala entro i primi 40 minuti, e ad oggi lascia ancora la critica spezzata a metà tra chi lo considera un capolavoro e chi un mero e scabroso pretesto per una glorificazione della violenza.

Da un lato c'è la necessità di mostrare tutto data dai movimenti frenetici della steady-cam che tagliano con rapidità l'occhio dello spettatore, dall'altro una tendenza all'estremizzazione delle soggettive e all'utilizzo di una fotografia dai colori sgargianti e oscuri che esteriorizzano il caos dato dalla macchina e dal contesto viscerale del sottosuolo nascosto e ripudiato di Parigi. Irréversible è un film viscerale, enterico, un film che esplora gli abissi claustrofobici di Parigi e gli anfratti grotteschi della perversione umana.  

I nostri protagonisti sono Alex (Monica Bellucci), oggetto del desiderio selvaggio del fidanzato Marcus (Vincent Cassel) e di quello razionale dell'ex, e amico di Marcus, Pierre (Albert Dupontel). I tre rappresentano tre diversi modi di approcciarsi alla vita, ai cui due estremi troviamo Marcus, l'istinto e l'impulsività, e Pierre, l'analisi e il raziocinio. Il film si dispiega al contrario, sul modello di Memento, e prende inizio dalla fine. Se l'intreccio appare complesso, la fabula è semplice: i tre amici si dirigono insieme ad una festa, ad un certo punto Alex, stanca del comportamento lascivo di Marcus, decide di tornare a casa da sola, nel tragitto viene brutalmente stuprata e picchiata da uno sconosciuto, che poi si scoprirà essere chiamato la Tenia. L'evento scatenerà una rabbia primordiale in Marcus che trascinerà Pierre nella sua spirale sanguinosa di vendetta per le strade di Parigi per terminare/iniziare con la discesa colonscopica nel locale per gay Rectum.

La domanda che insorge spontanea davanti a un film come Irréversible e specialmente davanti ad un'esplicita scena di stupro dalla durata di quasi 9 minuti è: a che punto l'ostentazione della violenza diventa pornografica? Esiste un limite a ciò che uno può mostrare? E se esiste, dove si traccia il confine? Per Noé la violenza è sempre stata interpretata come una reazione a un sistema di potere, in questo caso il problema è la differenza di classe, Alex viene brutalizzata per quello che rappresenta "una piccola borghese di merda" e Noé non si ferma lì, l'anonimo personaggio inziale che si fa portare della dichiarazione di poetica del regista, nella sua sozzura e nell'antisemitismo e nel razzismo che vanta, serve a rappresentare il prodotto di questo sistema marcio, l'escremento del monopolio della gentrificazione sociale.

La critica accusa Noé di megalomania, di prendersi dei diritti che non ha in nome di un anticonformismo che finisce per conformarsi nella misura in cui aderisce a quella stessa cultura di massa che vorrebbe stigmatizzare, ma a mio parere il manierismo di Gaspar Noé è un modo per rendersi partecipe in prima persona evitando di apparire come un giudice onnisciente, silenzioso e moralista (non a caso lo vediamo nudo in piena erezione nel locale gay, per evitare le accuse di omofobia che inevitabilmente gli sarebbero giunte dopo la rappresentazione quasi infernale del Rectum). Se il mondo è fatto anche di merda, sangue e sperma, la violenza è parte della vita e merita di essere mostrata nella sua crudezza e nella sua verità. Il cinema serve a mostrare quello che la nostra mente non vuole vedere, quello che non vuole riconoscere come vero perché costituisce quello che sappiamo di non dover desiderare. 

L'altro pilastro della filmografia di Noé è la crisi del soggetto, e in un secolo di sovraesposizione mediatica che ha portato all'apatia e all'indifferenza emotiva del pubblico medio, l'unico modo per provocare una reazione nello spettatore è di colpirlo nei cinque sensi, causargli un caos interno che lo costringa a separare sé e la realtà dalla rappresentazione. Qui si inserisce la grande lezione di Pier Paolo Pasolini che si cela dietro ogni inquadratura pornografica della violenza: viene mostrato l'indicibile e distinguere non è più possibile, lo spettatore è costretto a chiarire la sua posizione morale di fronte a ciò che sta osservando, a questo punto non si tratta più di provocazione, ma di un tentativo forzato di raggiungere un livello superiore di consapevolezza.

Ecco, quindi, la camera fissa a terra che inquadra senza stacchi la sodomizzazione di Alex: "la consumazione reiterata del desiderio sessuale porta con sé una pulsione di morte che tende ad annientare l'oggetto amato". Il sesso può diventare uno strumento della violenza, e così succede in Irréversible, il sesso come la pulsione sessuale, non a caso persino Pierre, personificazione della ragione, perde sé stesso nella discesa labirintica nel Rectum, e, perso il controllo, distrugge brutalmente il cranio di un uomo con un estintore: abbandonarsi al caos pulsionale implica una perdita di cognizione dei limiti e una disgregazione sociale che precipita in un movimento autodistruttivo esponenziale.

Il film termina con una scena idilliaca che ritrae Alex sdraiata in un prato circondata da bambini che giocano e ridono mentre legge "An Experiment with Time" di John William Dunne, e mentre la Sinfonia numero 7 di Beethoven suona in sottofondo la cinepresa si alza in volo e compie dei giri elicoidali in armonia con l'universo, un'armonia che verrà presto corrosa dal tempo e dalla natura peccaminosa dell'uomo. 

Irréversible è e sarà sempre un film che o disprezzi o ami, nondimeno la potenza delle sue immagini, dei suoi colori, delle sue parole e della sua regia ti penetra nell'anima e non ti lascia andare senza provocarti qualcosa dentro. Suscita domande, scandalizza, inquieta, eccita, provoca, e non è forse questa la natura del cinema? 

Voto: ★★★★☆ 

di Rebecca Carminati