DUE VOLTI DELL'AMORE
Benvenuta nel mio labirinto! ti aspettavo. Se scegli di entrare sappi che non sarà altrettanto semplice uscire: il sentiero è lungo e sinuoso, si intrufola tra le parole cercando di trovare sì, una via d'uscita ma non senza aver mostrato ogni angolo di questo romantico giardino popolato di fiori, fabriques, cascate soavi e non poca dose di cinema.
1 articolo, 2 registi, 4 film, 13 protagonisti. 1000 volti dell'amore. 1 esperienza sensoriale.
ATTENZIONE L'INTERO ARTICOLO CONTIENE SPOILER ! ! !
(I singoli paragrafi non svelano l'essenza dei film però anticipano delle immagini anche importanti alle volte. Per questo è consigliabile prima vedere i film e poi leggere; allo stesso tempo potrebbe essere più interessante leggere prima così da poter guardare il film con una chiave critica oppure guardarlo prima per verificare se quello che scrivo è plausibile o ho troppa immaginazione. A voi la scelta)
Buon viaggio,
PARTE PRIMA: Attimi d'apnea, Wong Kar-Wai
HONG KONG EXPRESS
He Ziku, un giovane poliziotto -numero di matricola 223- rincorre un malvivente in una Hong Kong affollata e confusionaria. Per sbaglio urta una signora con un appariscente parrucca bionda: "Nell'istante in cui i nostri corpi si sono toccati ho provato un lunghissimo brivido. 57 ore dopo mi sarei innamorato di quella donna". Il giorno successivo al solito fast food il proprietario gli dice che c'è una nuova dipendente: Faye. "Nell'istante in cui i nostri corpi si sono toccati ho provato un lunghissimo brivido [..] sei ore dopo si sarebbe innamorata di un altro uomo", l'agente 663. 663 ha l'abitudine di passare al fast food, ordinare una chef salad e portarla alla sua compagna, il proprietario gli consiglia di portarle qualcosa di diverso, oggi pesce con patatine, domani pizza. Poi un giorno arriva, solito orario, e chiede solo un caffe freddo: "è andata via, voleva cambiare sapore. Non le dò torto, ogni giorno un piatto diverso, perché non cambiare anche uomo?! Avrei dovuto continuare con la chef salad".
"Ogni giorno ci troviamo spalla a spalla con tante persone, non siamo che degli sconosciuti l'uno per l'altro ma ognuna di queste persone può entrare o meno nella tua vita"
L'agente 223 e la bionda:
il tempo corre veloce, la camera anche; la regia e un montaggio frenetico, costruito su continui tagli per dare l'idea di rapidità, movimenti di macchina repentini e insoliti, lievi o bruschi oscillamenti di camera, rendono perfettamente l'angoscia di questo perenne ritardo che attanaglia i due protagonisti: una fretta che si palpa nelle sequenze in cui lo sfondo e le comparse passano sfuocate mentre il soggetto le attraversa allo scatto di un infinita di frame. Il loro amore è istantaneo e inaspettato, da un momento all'altro potrebbe esserci un contatto, uno tra questi otto miliardi di sconosciuti che ci circondano potrebbe essere il nostro prossimo momentaneo amore, per un secondo o per la vita, chissà.
I due protagonisti non si conoscono ma a loro insaputa si rincorrono e si cercano per tutta la città, trovandosi, in fine, entrambi seduti al bar California per bere un bicchiere dopo una lunga giornata di insoddisfazioni.
La bionda è una donna fredda, forte, autoritaria, che conta solo su se stessa e si arrangia con le proprie forze, solo in poche occasioni si apre e concede un piccolo gesto d'affetto. L'agente 223 invece è un vortice di emozioni e di fallimenti, si è lasciato da poco: il 1° aprile, e spera ancora che lei lo richiami, gli sembra quasi uno scherzo: un terribile pesce d'aprile che non vuole finire. Decide di attendere fino all'1° maggio e ogni giorno compra un barattolo di ananas con scadenza per quel giorno, il giorno del suo compleanno. "Se entro quella data non avrà chiamato considererò scaduto anche il nostro amore". Aspetta invano una chiamata e nel mentre lascia scadere ogni buona occasione, poi in un gesto disperato tenta di recuperare tutti gli errori e le occasioni perse e richiama tutte le ragazze della sua vita.
Il tempo, la fretta e la data di scadenza:
In questo capolavoro di romanticismo Wong Kar-Wai parte mostrando un amore impossibile: la bionda fredda e apparentemente incapace di alcuna emozione e 223, da poco rimasto single: ancora troppo incasinato emotivamente per una nuova relazione. Lei non cerca l'amore anzi si chiude ad esso, mascherandosi da insensibile, mentre lui corre ovunque in preda ad un'incessante fretta dettata dalla paura di scadere, urtando contro tutto e tutti ed innamorandosi ad ogni singolo contatto.
"Chissà da quando e perché tutto ha una data di scadenza": l'ananas, il pesce spada, la zuppa, l'amore, la vita. Non si può pensare che tutto duri per sempre, come abbiamo visto altrove, la bellezza ha intrinseco l'appassimento, e un amore scaduto necessita sempre il tempo per essere metabolizzato. Confluiscono tutta una serie di dinamiche che disorientano il soggetto: la perdita di una persona amata e le sensazioni ed emozioni derivanti, la solitudine, un cambio repentino nella routine, un surplus di amore privo di una meta. Tutto questo genera in 223 un garbuglio di impressioni emotive difficili da esprimere e la soluzione per lui sembra semplice: "quando sono triste faccio una bella corsa e lascio che pianga tutto il corpo", e quando sei triste 223 se corri per tutto il film?
L'agente 663 e Faye:
Con i nuovi protagonisti la regia cambia passo prediligendo primi e secondi piani fissi, campi corti in cui sono i personaggi a muoversi tenendo la scena calma e confortevole, le sequenze sono tutte negli stessi posti, una dopo l'altra: prima solo il fast food di notte poi un alternarsi tra il mercato e la casa di 663, di giorno. Anche qui la regia riflette i caratteri dei personaggi e il loro "tipo" di amore.
A differenza di 223 e la bionda i nuovi protagonisti si incontrano subito, lui è fidanzato, lei rimane folgorata.
663 è metodico e ripetitivo, porta sempre lo stesso cibo dallo stesso ristorante alla stessa donna, veste sempre l'uniforme, passa tutte le sere al fast food, poi tutti i pranzi allo stesso chiosco al mercato. Faye invece è dinamica, versatile e fantasiosa, sembra costantemente persa nel suo mondo ma ascolta tutto attentamente e così capisce 663, si adatta alla sua personalità e si infiltra piano piano nella sua vita, in un modo genuino ed ingenuo.
La routine, la ripetizione e il lento cambiamento:
223, che è il metronomo del film, non solo introduce Faye e 663 ma introduce anticipando anche il tema del loro amore: la routine, che nella prima storia rimane nascosta, celata dal ritmo frenetico della città. La routine di He Ziku si è interrotta d'improvviso quando la sua ragazza lo lascia: panico, fretta. Nella frenesia di tristezza e amore di 223 la routine ricompare come un piccolo feticcio nei barattoli di ananas. Ogni giorno compra un barattolo con data di scadenza 1 Maggio e si assicura, perfino il 30 aprile, che ci sia sempre un barattolo in scadenza per quella data temendo di essere anch'esso già stato scartato ancor prima dell'ultimo giorno disponibile. Usando quindi il barattolo di ananas come transfer per i suoi sentimenti. E così quando nel giorno del suo compleanno appena scoccato mangia voracemente tutti i barattoli è come se ci dicesse che se nessuno lo vuole, lui si vuole, si basta e si ama abbastanza già da solo.
663 è la routine fatta persona, un classico poliziotto abitudinario che si mostra restio ai cambiamenti e che per colpa di essi si ritrova single da un giorno all'altro. "Da quando sono rimasto solo in questa casa molti oggetti sono diventati tristi, la sera non vado mai a dormire prima di averli consolati tutti", inizia a parlare con le sue cose che è un po' come parlare a se stesso. Anche qui ecco il transfer, 663 proietta le sue emozioni sulla sua casa e gli oggetti che la popolano.
L'indomani incontra Faye al mercato, le da una mano, un indirizzo, un sogno. Lei gli entra in casa quando lui è di turno e lentamente, senza farsi scoprire, cambia volto all'appartamento. La routine non si rompe, la fretta non deraglia distruggendo tutto, le cose piano piano si sostituiscono con piccoli movimenti impercettibili e solo quando 663 cambia d'umore inizia ad accorgersi che la casa sta riprendendo vita, ma si rallegra che in fondo è sempre la stessa. E in un certo senso lui cambia d'umore proprio in funzione della casa che sta cambiando, così il trasfer si riflette sul soggetto in una relazione di influenza dialettica tra le due parti.
FALLEN ANGELS
Ming, la sua socia in affari, Cherry, He Ziku e Blondie intrecciano le loro strade e le loro passioni in una Hong Kong notturna e movimentata. Cosa fa più male: i proiettili o l'amore?
Anche qui una raffica di tagli pone l'enfasi sul tempo, non più la fretta ma il caos della vita notturna di Hong Kong. C'è un forte uso della prospettiva per distorcere e dilatare le immagini, il rallenty, le sfocature, le sequenze accelerate e le sequenze di scatti risaltano un montaggio che gioca con il tempo, alterandolo e confondendolo proprio come fa l'amore. E' sempre notte, il buio è riempito di luci artificiali e il film si colora in una maniera strana, quasi allucinogena mentre le musiche e la regia costruiscono un atmosfera psichedelica dove i sensi si dilatano, si ottundono e diluiscono in questo mare d'amore.
I due soci e una ex ragazza: LA LINGUA
Ming e la sua socia in affari sono attratti l'uno dall'altra ma è "meglio non mischiare affari e passioni", l'impossibilità del loro amore è resa chiara fin da subito ma devono comunque lottare per allontanarsi l'uno dall'altra. Lui incontra una sua ex che non riconosce, in un film di muti che si popola di rumori di fondo lei è l'unica che continua a parlare: urla, ride ma non comunica. Nessuno riesce ad usare le parole per esprimere ciò che sente: Ming e la collega si parlano attraverso il juke-box, il proprietario del ristorante di Ziku parla attraverso la videocamera, Ziku è muto, Blondie urla, Cherry parla da sola. Il film viene scandito dalle voci fuori campo, un continuo monologo. Se le parole non riescono ad esprimere quello che i personaggi provano allora forse la lingua dell'amore è un altra, meno esplicita ma più intensa, fatta di micro movimenti, sguardi negati e musica.
Il muto, suo padre e il suo primo amore: IL PASSATO
223506 è un ex detenuto muto che gira la notte obbligando le persone a fare ciò che vuole e facendosi pagare per smettere: "Sono uno disponibile e da piccolo ero anche un chiacchierone, poi a 5 anni mi è capitato di mangiare dell'ananas in scatola avariato e da allora non ho più parlato". L'intero film si articola su un sentimento nostalgico, il passato torna prepotente sul presente attraverso le impressioni sensoriali più disparate.
Blondie si incontra con Ming e gli confessa che erano già stati insieme ma lui non se ne ricorda, quando poi la sua socia in affari torna nella sua vita, Blondie ha paura che lui possa scordarsi nuovamente il suo volto, così cerca un modo per lasciargli un ricordo indelebile. Proprio come glielo lascia suo padre: nel delizioso sapore delle bistecche.
Wong Kar-Wai scredita la parola per elevare il gusto in queste storie di amori impossibili, intrecci casuali di personaggi che si innamorano tutti l'uno dell'altro senza mai riuscire a legare veramente. Un amore quasi brutale che nella sua sincerità si svuota di qualsiasi evento interessante e risalta per la purezza della semplicità e la capacità di creare un'atmosfera romantica in una semplice raccolta di notti metropolitane all'insegna del caso.
CONCLUSIONI
I personaggi sono molti, l'amore è ovunque, il tempo scorre come un fiume: pieno di correnti, salti, turbinii, anse e zone chete; mai lo stesso, sempre in movimento, veloce o lento che sia. Le differenze sono molte, l'amore è ovunque, le relazioni sono impossibili: dove c'è la passione non c'è nulla di sessuale e dove c'è il sesso manca la passione. Due film diametralmente opposti che convivono nella stessa Hong Kong, nello stesso periodo; la stessa realizzazione dei due film si intreccia, essendo Fallen Angels realizzato durante una pausa dalle riprese di Hong Kong Express.
Se in Chungking Express (nome della distribuzione europea) le due storie sono separate e i personaggi si passano il testimone, da 223 a 663, in Fallen Angels le storie si intersecano le une nelle altre e i personaggi si sfiorano, si parlano, si innamorano, tra loro, esaltando l'idea di quest'amore che è ovunque, basta cogliere l'occasione. Se Chungking Express è un film dolce e spensierato, che ritrae un romanticismo delicato dove i protagonisti si rincorrono pur di amarsi, e pur senza mai dirselo, senza consumarlo questo amore che finisce per consumare 223 e non sfiora nemmeno la bionda mentre invece aiuta e libera 663 e affascina Faye. L'amore di Fallen Angels invece è crudo, diretto, senza filtri ma anche senza parole; freddo, veloce e doloroso, come i proiettili.
Questi due film coesistono, si legano, si incontrano come due innamorati, uno parla del presente l'altro riflette sul passato, nel primo due poliziotti vengono lasciati dalle fidanzate e provano ad andare avanti, nell'altro due criminali cercano la persona giusta. L'uno come il riflesso dell'altro questi due, quattro, otto volti dell'amore sono solo un illusione ottica del concetto di amare. Wong Kar-Way vede l'amore ovunque e in chiunque, è il tempo ha dettare le regole.
Disponibili entrambi gratuitamente su Paramount+
PARTE SECONDA: Amore predatore, Park Chan-Wook
THIRST
Un prete chiede di essere trasferito dal convento al progetto Emanuel, un centro medico dove si cerca una cura sperimentale ad un virus che provoca una grave reazione cutanea seguita da morte per dissanguamento. Rimane infetto e per tentare di salvarlo provano con una trasfusione di sangue ma il battito si ferma e viene dichiarato morto. Dopo poco lo sentono pregare da sotto il lenzuolo e lo scoprono guarito di ogni sintomo, viene dimesso, 1 su 500.
Una signora gli chiede di pregare per suo figlio Kang-woo che ha un cancro, si scoprono vecchi amici di infanzia e quando il cancro scompare magicamente, padre Sang-Hyun, diventa ospite abituale il mercoledì sera per la partita di Majhong. Lì incontra Tae-Ju ed è amore a prima vista e mentre cerca di lottare tra i suoi obblighi clericali e la sete di piacere che si è risvegliata in lui, Sang-Hyun deve fare i conti con dei seri cambiamenti a cui il suo corpo va incontro.
Il doppio corpo
Padre Sang-Hyun guarisce miracolosamente dal virus Emanuel -che colpisce principalmente uomini single asiatici o caucasici- e all'uscita dal centro trova una folla di fedeli ad aspettarlo. I credenti vogliono toccarlo, sperano anch'essi in una guarigione -come per osmosi- dai loro problemi, dalle loro malattie. Questa scena richiama la figura di Gesù quando passando per la città: storpi, malati e lebbrosi si sporgevano per toccarlo. Gesù è investito dell'aura miracolosa datagli da Dio che gli conferisce quello che viene chiamato doppio corpo: oltre al corpo di uomo, quello divino; quest'aura di sacralità che avvolge Gesù si è tramandata nella storia da Papa in Papa fino ai giorni nostri. Questo doppio corpo vive da sempre nel potere, non solo in quello spirituale ma anche in quello monarchico, anche il Re possedeva due corpi: quello fisico e quello regale che alla sua morte passava per diritto di nascita -quindi ancora per il volere divino- al figlio. Alla morte delle monarchie gli eredi sono stati per esempio i tre grandi dittatori del 900': Stalin, Hitler e Mussolini e ad oggi, grazie al cinema Holliwoodiano e alla cultura di massa che hanno fatto da ponte, a possedere l'aura del doppio corpo sono le star, attori, musicisti e qualunque persona famosa e ricca sulla faccia della terra. Corpi desacralizzati -in un epoca che ha ucciso il sacro- avvolti da un'aura sacra. Paradossale ma reale, come tutto il nostro mondo.
Il sangue di Cristo
Nella prima parte del film viene posta l'enfasi sul vino: la bottiglia del prete cieco e il calice della messa. Sang-Hyun che come parroco beveva simbolicamente il sangue di Cristo necessita una trasfusione per poter sopravvivere, dopo quella il suo corpo inizia a mutare. Una sete peccaminosa lo rapisce, ad essa fa da scudo -anzi cuscinetto- la rigidità clericale ormai autoimposta che gli permette di trovare un nuovo limite adattandosi a questo nuovo corpo e queste nuove esigenze. Ora che agli occhi dei fedeli il suo doppio corpo lo eleva a miracolato e miracoloso "padre bendato" è costretto ad abbassarsi dal sangue di cristo al sangue dei fedeli, sporco, peccaminoso, come la sua nuova natura dopotutto; è obbligato a nutrirsi di chi lo idolatra, di chi lo prega e lo ammira, come le star che si nutrono del pubblico e del gossip. Se non avessero un pubblico cesserebbero di esistere, senza un nome tu non esisti e anzi, riassumendo uno dei tanti concetti teorizzati da McLuhan con le parole di Belpoliti, se non c'è informazione l'atto non è mai accaduto. Tu non sei mai esistito se nessuno sa che esisti. Ed il doppio corpo senza qualcuno che lo guardi non è nemmeno un corpo.
La gabbia
Tae-Ju viene abbandonata da una madre che non la vuole ad un altra che non è da meno. Adottata e cresciuta come un cucciolo viene data in sposa al fratello adottivo Kang-woo; addestrata come sguattera della casa al servizio di un marito bambino e di una madre totalitaria; chiusa in questo doppio ruolo di moglie e di figlia vive soffocata nelle mura di casa dal quale scappa la notte per correre scalza in strada con la scusa di soffrire di sonnambulismo. I suoi piedi callosi sono il simbolo della sua libertà, della sua natura, della sua essenza. Si innamora di Sang-Hyun nella speranza di evadere dalla sua gabbia ma la matrigna in un casuale ultimo atto disperato si fa beffe della loro libertà inchiodandoli fino alla fine dentro quelle quattro mura.
Sete predatrice
Sang-Hyun rivela al prete cieco il segreto della sua nuova malattia. "Ora ho sete di tutti i pensieri peccaminosi" e lui replica "primo, il signore ha detto di non preoccuparsi di quello che si mangia. Poiche egli nutre persino gli uccelli nel cielo", si taglia il braccio e gli fa bere il suo sangue. Qui entrano in conflitto le nature dei due corpi di Sang-Hyun, che figurativamente sono uno spirituale -in quanto prete- e uno maledetto -per via della malattia. Questi due corpi hanno appetiti diversi, idee diverse ma Sang-Hyun riesce a conciliare gli appettiti del corpo maledetto con l'etica del corpo spirituale, solo finche non arriva Tae-Ju.
Si incontrano, incrociano gli sguardi e da quel momento rimangono legati l'uno all'altra. Si cercano, si desiderano, si predano. Padre Sang-Hyun cerca di resistere ai "pensieri peccaminosi", si auto-mutila perfino pur di non cedere in tentazione ma, fatto il primo passo, Tae-Ju gli strappa quello che lui non trova la forza di dare. Vengono interrotti. La domenica è lei a cercarlo, si offre per fare volontariato all'ospedale e lo trova, fanno l'amore e tra piedi e mani, morsi e suzioni, baci e sguardi, dolore e piacere, mettono a nudo le loro nature più intime.
Il fantasma d'acqua dolce
Sang-Hyun, Tae-Ju e Kang-Woo vanno a pescare la mattina presto, tutto è buio e i due amanti segreti vogliono liberarsi del terzo in comodo che ha l'abitudine di maltrattare fisicamente la sua sposa. Per far sembrare tutto un incidente devono per forza annegarlo ma Kang-Woo è più duro a morire di quanto non sembri, così Sang-Hyun è costretto a portarlo sul fondo del lago dove lo chiude in un armadio con un masso sul petto per non farlo fuggire. Ora sono liberi, liberi di amarsi, liberi di fuggire ma la matrigna rimane inferma e sono costretti a restare a casa per accudirla. Ora la casa è tutta per loro ma sembra più piccola, le pareti sono umide e si restringono, i mobili sono bagnati, c'è qualcuno che vive con loro, dentro di loro. La possibilità che Kang-Woo non sia morto -data dal non aver visto concretamente il suo corpo morire- esonda dalle loro menti ed invade la casa.
In una lettura psicologica l'acqua sarebbe chiaramente un simbolo materno, l'acqua scura e ignota allegoria onirica della placenta da cui siamo stati traumaticamente espulsi. E così, Kang-woo ancora bambino, sempre raffreddato e non avvezzo al mondo ostile degli adulti, viene riportato fisicamente nella madre, nella placenta del lago oscuro. Sang-Hyun lo chiude in un armadio sul fondale, dentro una casa di una città sommersa. Caso vuole che lui stesso, da quando ha guarito il cancro di Kang-woo, dorma in un armadio sul fondo della casa che lo ha accolto, la casa della Madre di Kang-Woo e Matrigna di Tae-Ju, la casa dell'acqua, ed è la casa stessa a riempirsi di acqua mentre il fantasma con il masso li tormenta.
Bianco come la luce del giorno
Infine Sang-Hyun trasmette la sua malattia anche a Tae-Ju e tutto cambia. Lei viene salvata ma perde la sua essenza, quello che la rendeva lei: i calli ai piedi, la sua momentanea libertà. Già in uno dei primi incontri si celava una prolessi di ciò che sarebbe avvenuto: Il prete tornando la notte dall'ospedale incontra la finta sonnambula che corre per la città a piedi scalzi e le dona le sue scarpe. Un gesto dolce e romantico che cela la lenta scomparsa della sua natura. Persi i calli Tae-Ju non è più la stessa, è assetata e incontrollabile, le cose le scappano di mano e Sang-Hyun dovrà porre fine a tutto.
DECISION TO LEAVE
Un uomo muore dopo un escursione in montagna, il caso viene affidato ad Hae-Jun, il detective più giovane della provincia. La moglie del morto, Song Seo-Rae, è cinese e non parla bene la lingua ma basta un interrogatorio perché il detective si innamori perdutamente di lei: il caso viene chiuso come suicidio e il detective si trasferisce ad Ipo dove vive e lavora sua moglie. Nel nuovo distretto tutto è tranquillo fino a quando gli viene assegnato il primo omicidio della città: è morto il nuovo marito di Seo-Rae ed il detective ora è sicuro che sia lei la colpevole.
La parola e le immagini
Seo-Rae non parla bene la lingua, usa termini desueti, alle volte sbagliati o nei contesti sbagliati e Hae-Jun pone l'enfasi su queste parole ripetendole, letteralmente cita Seo-Rae per tutto il film. Cos'è la citazione? non un semplice ripetere questo è certo, una citazione non riguarda solo le parole, richiama alla mente delle immagini, citare comporta un movimento nel passato per prendere una precisa frase e riportarla nel presente carica di tutto un palinsesto culturale intrinseco nella frase che evoca delle immagini. Ripetere non è un copiare, non è un: non saper dire a parole proprie, è piuttosto un ripescare, in un certo senso citare è un atto di apertura temporale: un warmhole compresso in una semplice frase che riporta vivo un passato -che non è mai morto- nel presente.
C'è una barriera linguistica tra loro due che il telefono non tarda ad abbattere, traduttore alla mano tutto è comprensibile. Le parole sono uno strumento molto potente e la loro qualità migliore è di riuscire a creare nella mente di chi ascolta delle immagini. Le immagini saranno sempre più forti delle parole, le parole spesso sono complesse, alle volte sono troppe o troppo noiose mentre le immagini sono mute e nonostante ciò parlano, descrivono perfettamente. Tutti capiscono le immagini, per gli analfabeti c'era la bibbia illustrata, per i bambini ci sono libri di immagini o più semplicemente, per tutti noi, tutte le notizie cartacee o digitali sono accompagnate, da sempre, dalle immagini. Quando il detective annuncia la morte del marito a Seo-Rae lei sceglie di vedere le immagini piuttosto che farsele descrivere.
Gli occhi, lo sguardo, la vista
Tre gocce di collirio per occhio ci indicano la centralità dello sguardo, l'unico strumento indispensabile per un detective. Il film è pieno di occhi, sia quelli dei personaggi ma soprattutto di quei personaggi che non possono più vedere: il primo marito di Seo-Rae, con le mosche che banchettano sul suo cadavere, il pesce del mercato, che imbarazza l'inizio di una conversazione, e il secondo marito di Seo-Rae, dolcemente coricato nella piscina vuota. Non ci sono occhiali, tutti vedono bene e dove non può arrivare la vista ci può arrivare il cannocchiale: che zooma e ti porta affianco all'oggetto osservato, ti proietta accanto a lui, ti trasporta al di dentro della scena osservata. E quando non è la lontananza la barriera alla vista ma la posizione, ecco che ci sono gli schermi, telecamere e monitor che riproducono l'immagine in tempo reale, vincendo la fragilità della memoria immagazzinando le immagini in un etere a-spaziale e a-temporale. La tecnologia ha un ruolo principale: partendo dal cannocchiale, fino agli strumenti digitali come telefonini e iwatch, sono protesi del corpo post-umano, plug-in che ci consentono di implementare le nostre abilità, infrangendo il limite fisico anzi ingannandolo; essi sono parte integrante e perfettamente integrata della nostra quotidianità.
Lo specchio, il riflesso e la specularità
Se c'è qualcosa che da sempre inganna la vista, quello è il riflesso. Lo specchio richiederebbe un lungo preambolo sulle questioni che solleva, ci limitiamo a citarle: narcisismo, doppio, estraneità. La nostra immagine riflessa ci porta a riflettere su noi stessi, in un film dove tutto trova una superficie in cui riflettere come possiamo noi guardarlo senza riflettere? lo specchio è l'invito di Park Chan-Wook a riflettere su cosa stiamo guardando, sull'oggetto ma anche sul significato. Come Hae-Jun entra nella scena quando osserva, iperbolicamente con il cannocchiale, anche noi siamo nella scena in quanto osservatori, anche noi siamo detective che non indagano però solo sugli omicidi ma anche sulle indagini, sulle vite private dei personaggi e senza alcun pudore osserviamo Il detective e sua moglie in camera da letto proprio come Hae-Jun spia Seo-Rae mentre dorme. Siamo il fantasma di questo film, che non riflette nello specchio e che quindi è portato a domandarsi dove sono io? Il film non è mai chiuso, ci sono solo tre pareti, la quarta è aperta su di noi, sul pubblico. E porre uno specchio, sulla parete opposta alla nostra, che non ci rifette, uno specchio dove non possiamo guardarci, ci obbliga a spostare l'attenzione sul resto, ci obbliga a vedere, ad osservare ed ecco che si scopre che il film non è solo uno splendido miscuglio di noir e romanticismo ma è anche un capolavoro tecnico senza eguali.
Lo specchio che fa? Riflette e quindi sdoppia l'immagine capovolgendola. D'un tratto dall'altra parte dello specchio, in un altro mondo, ecco che compare una persona identica ma opposta a noi, che ci assomiglia ma che di certo non è noi, che ci imita e ci beffeggia ma che allo stesso tempo non sembra cosciente della nostra esistenza. Lo specchio separa due mondi secanti che non comunicano tra di loro, che non si uniscono, non si vogliono e tuttavia continuano a guardarsi, ad invidiarsi.
I due casi del detective sono come separati da uno specchio, la regia si riflette su se stessa e tutto diviene speculare. Prima Hae-Jun segue, spia e indaga su Seo-Rae poi è lei a seguirlo, è lei a prendere note vocali dall'orologio digitale mentre lo spia da lontano. L'assistente prima era un uomo ed era goffo, aggressivo, superficiale ma sicuro della colpevolezza di Seo-Rae; nel nuovo distretto l'assistente è una donna, anche lei goffa, ed esattamente all'opposto del precedente si oppone con forza alle accuse di colpevolezza verso Seo-Rae. Ora tutti gli elementi sembrano richiamare la specularità: le frecce delle auto per esempio, quando qualcuno mette la destra l'altro mette la sinistra. Hae-Jun mentendo a sua moglie parla di un uomo cinese a cui è morta la moglie in montagna invece che una donna cinese a cui è morto il marito. E se prima era Hae-Jun ad amare Seo-Rae, ora è lei ad amarlo: "nel momento in cui hai detto di amarmi il tuo amore è terminato e nel momento in cui il tuo amore è terminato è iniziato il mio". Ed ecco un ultima qualità dello specchio: la suggestione. Un fortissimo effetto che questo altro noi, a noi sconosciuto, riesce ad avere su di noi. Se ci vediamo belli siamo belli, se ci vediamo brutti siamo brutti. Ed ecco che il nuovo marito di Seo-Rae si scrocchia le dita mentre parlano a quattro le due coppiette, e dal giorno successivo Hae-Jun, quasi ossessivamente, continua a scrocchiare le dita. Seo-Rae vede il detective che dorme dentro l'auto dopo averla spiata per tutta la notte, gli fa due foto e gli sorride: "Good morning" ed ecco che Hae-Jun entra in centrale sorridente esclamando "good morning", suggestionato dal gesto dello specchio cita inconsciamente l'atto, trasportando la felicità di Seo-Rae anche nel suo mondo, ed esclamerà: "oggi ho dormito bene", anche se sdraiato dentro un auto dopo aver passato un intera notte appostato.
Conclusioni
Quelli di Park Chan-Wook sono più che degli amanti dei predatori, in Thirst abbiamo visto come i protagonisti si cerchino e si necessitino l'un l'altro fino a non riuscire più a staccarsi e in Decision to leave abbiamo incontrato due amanti che si guardano, si spiano, si seguono. Da una parte il Vampiro e dall'altra il detective: due figure terrificanti, a modo loro, che seguono uno le vittime l'altro i sospettati, per colpirli nell'istante perfetto di vulnerabilità.
I protagonisti dei due film hanno dei dettagli in comune: da una parte abbiamo un prete e un detective, entrambi simboli sociali di giustizia, rispetto ed etica, il quale l'amore mette in discussione i principi e fa vacillare le certezze oltre che le carriere. Dall'altra abbiamo due donne perse ma allo stesso tempo astute e forti: entrambe sfruttano l'amore per i loro comodi ma rimangono intrappolate nelle loro stesse trappole e anche qui come in Wai alla fine solo amori impossibili.
Thirst acquistabile su MioCinema, Decision to Leave disponibile gratuitamente su Sky.
CONCLUSIONE
Ero partito con l'idea di lavorare su due film per comprendere il tema dell'amore in entrambi i registi ed infine porli a confronto. Ma viste le dimensioni e la mia inclinazione a detestare le ovvietà, ho deciso che sarebbe inutile riprendere il tutto solo per mettere a confronto ciò che dovrebbe risultare evidente già dalla lettura dei quattro film. Le differenze sono evidenti, gli amori sono tanti e completamenti differenti tra loro: Wai è cinese, Wook coreano, due concezioni dell'amore completamente differenti, due culture completamente differenti. Mi rassegno quindi a concludere questo articolo già massiccio senza fare paragoni, lascio un po' di lavoro anche a voi. Mi scuso per le sue dimensioni, spero abbiate letto con calma, prendendovi del tempo e magari facendovi una vostra idea sui temi oltre che sui film; non era mia intenzione dilungarmi troppo però un lavoro di questo tipo non poteva striminzirsi in poche righe, non avrei svolto correttamente il mio lavoro se così fosse.
Grazie mille per aver letto, sono curioso di sentire la tua: scrivimi pure se ti va, se invece ti piacerebbe dire a tutti cosa pensi di questi film puoi sempre scrivere con noi: theZONE è un posto di tutti e per tutti.
di Ruben Carminati