Hiroshima Mon Amour
Hiroshima Mon Amour, capolavoro del regista francese Alain Resnais, è più di un film, ed è più di una banale narrazione: è un poema. Tutta l'opera è pervasa da un tono lirico che detta il passo e il ritmo della visione. Il film, figlio della Novelle Vague francese, verte su due amanti, lei francese, lui giapponese, che dopo una notte insieme ad Hiroshima danno inizio a un dialogo/monologo sul passato di lei e sulla sua relazione con un soldato tedesco durante la guerra.
"Sei come mille donne in una. È perché non mi conosci"
Il film inizia con un devastante monologo a due voci di 16 minuti il cui punto focale è Hiroshima, una città che vedi ma che non vedi davvero "Tu non hai visto niente a Hiroshima" e la memoria, la memoria che per quanto uno cerchi di tenere stretta è destinata a svanire, i ricordi che pensiamo saranno con noi per sempre, che un giorno ci abbandoneranno, ecco il tema del film: il passato e la sofferenza della memoria.
Durante tutto il film, il passato dei due amanti, di cui non conosciamo il nome, è riportato al presente e si intreccia con il passato inscindibile della città in cui si trovano: Hiroshima. Una città con una storia che non può mai essere ignorata e che non può mai essere separata da essa.
"La temperatura del sole nella Piazza della Pace".
L'altra città coinvolta è la città natale della protagonista: Nevers, in Francia. Città dove ha passato i primi vent'anni della sua vita e dove ha vissuto la grande tragedia del suo primo amore, un soldato tedesco. Una relazione sbagliata e proibita per cui ha pagato il prezzo dell'onore e il prezzo del dolore.
Queste due città si alternano nell'opera come ombre, sfondi di vite passate e presenti che si intrecciano e sfumano l'una nell'altra come i corpi dei protagonisti che si fondano nell'amore. Corpi che all'inizio del film vediamo puliti, via via ricoprirsi di cenere, la cenere della bomba, la cenere di Hiroshima, la cenere di Nevers, la cenere della guerra, la cenere della memoria.
Lui è un sopravvissuto, lei una fuggitiva, lui non può scappare al suo passato, che ha tutti i giorni davanti agli occhi in forma di striscioni e proteste in questa città dannata, lei, che è scappata fisicamente trasferendosi a Parigi, non può che ritrovare il suo passato negli occhi di lui, ritrovare in ogni amante il suo primo amore che le è stato portato via. Lui diventa il transfert della memoria di lei, diventa un contenitore vuoto in cui lei riversa la sua memoria, in una confessione/accusa devastante che lo coinvolge in prima persona.
"Tu mi uccidi. Tu mi fai del bene."
Per tutto il film non è mai lui a parlare di sé, lui
ascolta, ma il suo è un ascolto attivo, un ascolto che gli consente di
trasformare quello che poteva essere un monologo di un'ora e mezza in uno
splendido dialogo sulla vita. I due amanti sono lasciati a raccogliere i pezzi
di sé stessi che la vita ha strappato loro, pezzi di anima che la guerra
sembrava aver portato via, che la bomba sembrava aver portato via, ma che
scoprono essere ancora lì, lì ancora per poco però, perché svaniranno di nuovo,
e forse potranno ritornare negli occhi, nelle braccia e nei sorrisi di nuovi
futuri amanti.
"Come te ho lottato con tutto me stesso per non dimenticare. Come te ho dimenticato."
Alla fine del film i due amanti, di cui non sappiamo il nome, si riconoscono e si abbandonano nella speranza di incontrarsi di nuovo in altri corpi, corpi di altri amanti che forse gli ricorderanno di loro. Non sappiamo se lei resti o se ne vada, il suo spirito è mutabile come l'aria, ma forse proprio questo ci dà la possibilità di non pensare al futuro dei due amanti, ma di concentrarci sul loro amore presente e sul passato che li avvolge nella città della luce.
"Hi-ro-shi-ma. Hiroshima. Questo è il tuo nome. Sì, quello è il mio nome. E il tuo nome è Nevers. Nevers, in Francia."
Voglio concludere questa recensione per me impossibile con una citazione che penso riassuma a pieno il discorso che Resnais porta avanti con quest'opera, un discorso a mio parere sempre moderno e sempre più struggente, e forse con questo film Resnais è riuscito a fermare per davvero il tempo, almeno per un attimo, e a restituire a tutti coloro che l'hanno visto un po' di memoria e se Dio vuole non sarò stata l'unica a spegnere il computer con una smorfia sofferente sul volto e il cuore pieno di mille emozioni.
"Tra qualche anno, quando ti avrò dimenticata, e altre avventure come questa mi capiteranno per la forza dell'abitudine, io ti ricorderò come il simbolo della dimenticanza dell'amore. Ripenserò a questa storia come all'orrore che è dimenticare."
Voto: ★★★★★
di Rebecca Carminati