Godzilla Minus One
"Gli umani hanno cercato di controllare il potere dell'atomo,
distruggendo la natura... e la natura ha risposto."
Nel 2023 è uscito il 37° film del franchise di Godzilla (scritto e diretto da Takashi Yamazaki) dopo ben sette anni che il Giappone non produceva più film sul famosissimo kaiju. Per via di vari contratti con la Legendary Pictures, infatti, la Toho non poteva rilasciare film su Godzilla se non dopo il 2020, così da evitare competizione con la controparte americana almeno per i primi anni.
Ritorno in Giappone
Con questa nuova pellicola siamo trasportati ancora una volta nella terra del sol levante, e non solo per via della casa di produzione: lo spettatore si ritrova immerso nel Giappone post seconda guerra mondiale, l’audio è in giapponese con sottotitoli, la recitazione è molto teatrale (cosa che in oriente va tantissimo), il film si rifà all'originale del 1954... insomma, un film giapponese in tutto e per tutto.
Dopo anni di monster movies "all'americana" è necessario tornare alle origini, spogliare il mostro di tutta quell'aria da semplice animale territoriale per ridefinire le caratteristiche di forza distruttrice nemica dell’uomo.
Perché questo è Godzilla: un lucertolone che distrugge tutto ciò che incontra e che non esita a schiacciare le persone di fronte a sé, un avversario temibile che gli umani devo affrontare in quanto loro responsabilità (non dimentichiamoci dell'origine atomica del kaiju).
Gran parte del lavoro lo fa la trama che ricalca l'originale del 1954. Il regista infatti ha rilanciato il franchise rivisitando la pellicola che per prima ha mostrato il mostro, cercando di capire cosa voleva trasmettere e come farlo al meglio.
I giapponesi avevano ancora un vivido ricordo della bomba atomica negli anni '50 e questa paura è stata rappresentata come un enorme creatura che altro non fa se non distruggere, una vera forza inarrestabile. Vedere quindi i protagonisti che riescono a fermare il nemico è servito ai giapponesi come un riscatto morale per qualcosa che nella realtà è andato molto diversamente.
Nuovo ma non troppo
Yamazaki ha ripreso le sensazioni trasmesse dal primo film ma ha dovuto dargli nuova linfa, cercare una nuova motivazione per giustificare il film e che fosse più vicina all'uomo del ventunesimo secolo: ovviamente la paura dell'atomica non esiste più (o, almeno, non come all'epoca) quindi il regista si è concentrato sulla parte riguardante le responsabilità dell'uomo.
Godzilla è un discendente dei dinosauri che, per via dei test con le bombe atomiche, è diventato gigante e radioattivo, con un set di poteri che variano dal raggio atomico alla super rigenerazione. In questo film il mostro che attacca le città e che terrorizza gli umani si trasforma nel portavoce della natura e nelle conseguenze delle azioni umane; gli umani hanno peccato di hybris cercando di controllare il potere dell'atomo, distruggendo la natura, e la natura ha risposto.
Ma anche nel film del 1954 era così, no? È vero, ma non è così evidenziato come in questo ultimo lungometraggio. Il protagonista è un kamikaze fallito che soffre della sindrome da sopravvissuto, è lui che poteva uccidere Godzilla quando non era ancora un enorme mostro, ma la paura lo ha fermato.
Noi spettatori siamo quindi costretti a vedere la storia dal punto di vista di un uomo che scappa dal suo passato, che si trascina un enorme senso di colpa schiacciante che non lo lascia vivere.
Godzilla, per lui, è una vincita sul suo passato, un modo per redimersi dagli errori, frutti della paura.
Considerazioni generali
Godzilla Minus One è un ottimo film che mantiene viva la figura del mostro spaventoso unita ad un significato davvero profondo, ma che non annoia sfociando in una ramanzina del tipo "L'uomo è il vero cattivo quindi pentiamoci tutti, facciamo schifo, bla bla bla".Il ritmo della storia è veloce e dinamico, la scena narrativa è ben divisa tra azione e dialogo, i personaggi sono ben caratterizzati e il finale è (se lo volete sapere guardatevi il film ;p ).
Fighissimo il nuovo raggio atomico del mostro, un'idea davvero innovativa che, assieme agli altri effetti visivi, dimostra al cinema americano che è possibile fare un film visivamente bello senza bisogno di un budget da Zio Paperone.
Ovviamente il cinema giapponese è caratterizzato da elementi propri che possono piacere o meno (esempio la recitazione che tende ad estremizzare la gestualità dei personaggi) ma questi sono gusti personali, non tolgono nulla al resto.
Disponibile su Netflix.
Valutazione:
★★★★★★★★★☆
di Andrea Brevi