Fino alla fine (recensione senza spoiler)

04.11.2024
Tra le novità di questo mese porto "Fino alla fine", film italiano di Gabriele Muccino uscito nelle sale il 31 ottobre.

Il film prende totale ispirazione dalla pellicola tedesca "Victoria" di Sebastian Schipper, seguendone passo passo la trama: la giovane statunitense Sophie si trova per 24 ore in vacanza a Palermo, ma conosce e si innamora di Giulio, che la introduce al suo gruppo di amici. Questi ragazzi vengono incaricati da un boss criminale di rapinare un portavalori e Sophie si ritrova coinvolta facendo l'autista. La ragazza dovrà evitare di essere arrestata e prendere per tempo l'aereo di ritorno negli States.

Questione di personaggi

"Fino alla fine" è il primo film thriller drammatico affrontato dal regista Gabriele Muccino, ma nonostante ciò è un prodotto ben riuscito. Come già detto, la trama è ricalcata da un altro film ed è solo leggermente modificata per ambientarla in Italia: era una storia valida nella pellicola originale e lo rimane anche in questa.
Ciò su cui bisognava concentrarsi erano i personaggi, per evitare di cadere negli stereotipi. Siccome siamo a Palermo e si parla di criminalità, è facile ridurre tutto ad un teatrino già visto e stravisto.
Il regista invece è stato bravo nel rappresentare i protagonisti rendondoli il più realistici possibile: Sophie è una ragazza fragile e palesemente dipendente affettiva, affascinata da un mondo estraneo come Palermo ed infatuata di Giulio, il primo ragazzo che le da un po' d'attenzione; Giulio e i suoi amici sono ragazzi come tanti, che vogliono divertirsi e non si sentono compresi da nessuno, e che cominciano a creare problemi sentendosi in cima al mondo... ma sono pur sempre dei ragazzi.
Quando vengono chiamati da Yuri, un boss crimanale che vuole i soldi di un blindato, alcuni di loro vanno nel panico, hanno attacchi d'ansia o pensano di scappare e nascondersi.
Sophie, che sembra prendere una decisione stupida cercando di aiutarli, in realtà è consapevole che senza di lei i suoi amici potrebbero essere uccisi; in più c'è un attaccamento morboso a Giulio che alimenta il tutto. Gli sguardi dei ragazzi non trasmettono più spensieratezza, ma preoccupazione e paura. Vorrei vedere una persona qualunque se riuscisse a non farsi coinvolgere in una situazione simile.
Quando avviene l'incontro con Yuri, le preoccupazioni della ragazza vengono confermate: è un criminale che non scherza e ucciderà i ragazzi se falliranno.
Noi siamo abituati ai macho men americani che, in situazioni di pericolo, sanno sempre cosa fare e non sbagliano un colpo, ma una persona vera non ragiona lucidamente sotto stress, può commettere errori e può non dare il massimo di sé.
Ovvio che, seduti comodamente in sala, è facile capire cosa fare quando si è inseguiti dalla polizia, diversa però è una situazione dal vivo, dove tu sei il bersaglio.
Anche le emozioni giocano un ruolo fondamentale nella nostra vita, siamo tutti in balia di ciò che proviamo, quindi ha perfettamente senso che i nostri protagonisti agiscano d'impulso e facciano cazzate.

Il cringe all'italiana

Diciamocelo: per molti di noi, i film italiani sono strani (c'è chi dice brutti). Sarà per via dei dialoghi?
Forse, per un mancato doppiaggio, suonano troppo veri. O forse dicono frasi troppo colloquiali, che tutti direbbero ma che non siamo abituati a sentire al cinema. Potrebbero anche essere le batture che i giovani trovano cringe e non divertenti (perché scritte da un vecchio).
Io non so qual è la risposta giusta, ma so che in "Fino alla fine" il cringe viene dai momenti romantici: le frasi smielate, la scena di sesso e i momenti intimi tra amici sono riportati in maniera forzata nel film.
E non è una cosa che dico solo io, in sala erano i più giovani ad essere imbarazzati da queste scene.
Fortunatamente occupano una minima parte in tutto il film.


Diciamo che colpisce a fondo l'impegno dell'attrice Elena Kampouris nell'imparare l'italiano, soprattutto per renderlo il più colloquiale possibile. Da spettatori assistiamo ad una protagonista che sembra davvero una straniera che ha studiato prima di visitare il nostro paese.

È rappresentato bene anche l'approccio con la nostra lingua nei momenti di calma, in cui Sophie riesce a capire bene, e nei momenti d'ansia, quando richiede di parlare in inglese perché più veloce e naturale.
Inoltre, è bello vedere un film italiano che non sia una commedia, quindi ne consiglio la visione a voi lettori.


Valutazione:
★★★★★★★☆☆☆

di Andrea Brevi