Κυνόδοντας

Due genitori disfunzionali crescono i tre figli segregati in una villa in campagna tra menzogne, allenamenti e strane sfide di famiglia... ma qualcosa va storto.


Lanthimos è forse uno dei registi più complessi da guardare se non si è affascinati dall'incongruenza, dallo scavo psicologico, dalle atmosfere e situazioni perturbanti in cui il mondo che ci viene mostrato sembra alogico e in un qualche strano modo pungente.
Dogtooth è un film geniale che interseca differenti tematiche tutte ascrivibili alla dimensione psicologica da lui tanto indagata. La completa normalità dell'anormale spiazza e infastidisce l'osservatore che non capisce se non capisce o se loro (i personaggi) non capiscono.
La sorella maggiore è il perno del film che sulla scia di un quarto fratello precedentemente fuggito dalla casa inizia a raccogliere dei dubbi e delle perplessità sulla realtà del mondo per come le è stato raccontato.

Il titolo spiazza.
Κυνόδοντας, Kynodontas, tradotto: canino.
Nella versione italiana viene tradotto in inglese come Dogtooth: buffo. Dev'essere risultata talmente perturbante la crudezza del nome che hanno preferito trovarne una versione più sexy nella lingua più sexy conosciuta. La crudezza intrinseca nel termine "canino", inteso come il dente, sconvolge.
È troppo diretto.
I canini sono i denti più appuntiti, sono quelli dediti alla funzione di strappare la carne, lacerarla, ridurla a brandelli.
Non era molto elegante alludere a questo nel titolo...
Il vero significato di questo perturbante titolo è da ricercare nella sconvolgente realtà di questa folle famiglia greca: ai figli viene detto che potranno uscire di casa solo quando saranno pronti, e lo saranno quando sarà loro caduto il canino destro.
Ma non è sicuro uscire di casa a piedi, perciò dovranno prendere la macchina e potranno farlo solo quando sarà caduto anche il canino sinistro.
Ma i canini definitivi non cadono.
I tre ragazzi sono chiusi in una realtà distorta, disturbante. Noi li osserviamo nel loro goffo tentativo di comprendere e ci sentiamo estraniati, respinti, repulsi, perturbati. Capiamo ma vorremmo non capire, loro non capisco ma vorrebbero capire.
C'è una terrificante specularità tra noi e loro, quale dei due mondi è quello reale? Quale è quello ribaltato? In quale lato dello specchio c'è la verità? In quale la menzogna?
La realtà è spaventosa perché pensiamo che esista, e quando ciò che vediamo non è ciò che è, ecco che lo sentiamo: l'unheimlich. Quella sensazione di angoscia che prova il bambino quando afferra la mano della signora sbagliata, convinto al 100% che fosse sua madre. E non lo era.
Kynodontas è un film di carattere e si merita un titolo di carattere: Canino, di Yorgos Lanthimos. Un capolavoro di incongruenze, speziato con un po' di follia.

E, come se ciò che abbiamo detto finora non bastasse, ci dilunghiamo brevemente in un'altra ambiguità del termine canino. Da Kyn- "cane" deriva Kynikòs "cinico" inteso come "canino, simile al cane"¹. Suggerisco la possibilità che Lanthimos giochi qui su questo sfondo etimologico con l'ambivalenza del termine cinico:
- Nella storia della cultura: cinismo si chiamò il movimento filosofico fondato nel IV secolo a.C. da Antistene, che predicava il rifiuto delle convenzioni sociali e il ritorno alla natura; i suoi seguaci, e in particolare Diogene di Sinope, vennero chiamati per disprezzo cinici, <<simili ai cani>>, per l'ostentazione di comportamenti giudicati animaleschi e incivili.
- Nella lingua d'uso: il termine, più che bestialità, indica un atteggiamento di indifferenza nei confronti di qualsiasi valore umano.²
Entrambe le accezioni semantiche del termine sono perfettamente attribuibili ai personaggi dei genitori che si dimostrano indifferenti verso i valori umani dei figli e allo stesso tempo mostrano comportamenti del tutto animaleschi e incivili nel senso più stretto del termine, vedere il film per credere.
¹| Da Il Dizionarietto di greco Pag. 83, Paolo Cesaretti, Edi Minguzzi, Editrice Morcelliana, Brescia 2021
²| Ibidem (Pag. 84)