Challengers

01.07.2024

Se è vero che il sesso e l'amore sono due mondi che una volta intrecciati faticano a separarsi allora Luca Guadagnino si dimostra nuovamente il grande maestro della loro indagine.

Nel suo ultimo film, sesso, amore e tennis sono tre mondi che non solo si intrecciano, ma si fondono e si confondono, in una confusione dei sessi, dei corpi e dei sentimenti.

La fluidità non è solo il fine del lavoro di Guadagnino, ma ne è anche il mezzo, come vediamo fin dalle prime scene che ci mostrano i nostri tre protagonisti all'alba della gioventù: bellissimi, impavidi e incoscienti.

Tutto il film è percorso da dinamiche erotiche di potere che si alternano nel famigerato triangolo, ma in origine c'era la coppia: Fuoco e Ghiaccio, Patrick e Art. La coppia era affiatata, era in armonia, compagni sul campo, compagni di stanza e compagni di vita. A infrangere questa armonia è Tashi, che irrompe nelle loro vite come un fulmine a ciel sereno. Li colpisce e li sconvolge. Entrambi sono attratti da lei fin da subito, mentre lei pare distaccata e superiore, li osserva e li studia, e gioca con loro. Con lo scorrere del film comprendiamo che il triangolo non è veramente un triangolo, ma una crepa, che a mano a mano si allarga sempre di più. Una crepa che divide, che divide Patrick da Art, Art da Tashi e Tashi dal tennis.

Sono sorte molte domande sulla natura dei protagonisti e sui loro veri interessi, ora io non credo di poter sondare la mente del regista ma posso dirvi la mia opinione, che non manca mai di essere offerta anche quando non richiesta.

Patrick e Art, migliori amici di sempre, fin da piccoli hanno attraversato la vita insieme, stringendo un legame per cui la parola "stretto" sarebbe sminuente, hanno imparato a conoscersi e a giocare insieme. Patrick, ribelle e sconsiderato, cresciuto nella ricchezza ma ripudiandola, impaziente e provocante; Art, serio e composto, dolce e attento osservatore, meticoloso e calcolatore: il loro duo faceva faville. Tra i due il migliore era Patrick, ma questo non sembrava rappresentare un problema per Art, almeno finché non è entrata in campo Tashi, con Tashi tutto è cambiato e i due amici sono entrati in competizione, se prima essa era apparente e i due si comportavano come se nulla potesse spezzare il loro legame, qualcosa si era di fatto spezzato e il gioco che una volta era il tennis, si era tramutato in una sfida per Tashi. Tashi indomita e attenta giocatrice, aveva e ha sempre avuto un unico amore: il tennis. Tutto quello che Tashi ha sempre voluto era solo "vedere del buon cazzo di tennis", non a caso sceglie di dare il numero a chi vincerà la sfida tra i due, cioè Patrick, ma il destino farà il suo corso e allontanerà Tashi dal suo unico amore, come Patrick da Art, mentre unirà Art e Tashi. Tashi era tutto quello che Art aveva sempre voluto, ma Tashi non sarebbe mai stata sua per davvero, la sua natura era mutevole e sfuggente e il suo amore la chiamava altrove.

Ciò che è indubbio è che tutti i tre poli di questa storia hanno commesso innumerevoli errori, errori che talvolta possono sembrare imperdonabili, ma che si conciliano tutti nello spettacolare finale del film, dettato da tensione e adrenalina e che senza bisogno di parole restituisce a tutti loro la passione e l'eccitazione a tratti erotica che avevano ai loro diciott'anni, quando le loro strade si sono incontrate e si sono incrociate per la prima volta.

Guadagnino a mio parere riesce a ricongiungere così i suoi protagonisti, a restituire equilibrio al triangolo anche solo per quei pochi secondi sospesi nel tempo e sigillati in quel grido di gioia, eccitazione, vittoria, un attimo perfetto, un orgasmo per sempre.

di Rebecca Carminati