Black Swan
La timida e fragile Nina ottiene il ruolo di Cigno Bianco e Cigno Nero nella nuova produzione dell'arrogante maestro Thomas Leroy, la sua ricerca ossessiva della perfezione la spingerà in una spirale di follia.
Nina, la vergine
Nina è una ragazza timida, molto sola, si nasconde ovunque può, cerca di essere invisibile e di non dare fastidio a nessuno: la vergine per eccellenza. La danza è la sua vita, il suo mondo, fin da piccola non ha conosciuto altro e insegue da sempre il sogno di essere la prima ballerina. È un'eterna bambina, soprattutto perché la madre la tratta come tale, fa l'audizione per il ruolo di protagonista nella nuova produzione del Lago dei Cigni, è perfetta per la parte del Cigno Bianco, ma le mancano l'aggressività e la sensualità per interpretare il Cigno Nero. Il professore non è convinto, ma dopo un sorprendente incontro nel suo ufficio, decide di darle una chance.
La madre
Il rapporto con la madre è morboso, le due sono esageratamente legate, ma è più un amore unilaterale che viene forzato ad esistere anche dall'altra parte. La madre di Nina è manipolativa, si insinua nella vita della figlia al punto da non lasciarle privacy e quando Nina prova a ribellarsi, gioca la carta della vittima, e da buona figlioletta lei ritorna sotto i suoi piedi. Ex ballerina, la madre vuole realizzare nella figlia quello che non ha potuto fare lei, e ora, non le rimane niente se non le speranze di vedere il suo sogno realizzarsi per qualcuno che non è lei. L'ossessione della madre per la figlia si rivede nei suoi disegni, disegni di Nina mostruosi, quasi macabri, che ci rivelano il lato d'invidia e gelosia nascosto che è il vero spirito della madre.
Lily, il cigno nero
Lily, è la nuova ballerina della compagnia. Al contrario di Nina, Lily è spensierata, audace, sensuale, non ha timore di infrangere le regole e di essere libera, tutto quello che vorrebbe essere Nina che, fin da subito, si mostra attratta da lei, un'attrazione che a tratti si tramuta in gelosia. Nel corso del film le due passano da nemesi ad amiche, in uno scambio continuo, che condurrà Nina, tra le molte cose, alla pazzia.
Dall'ossessione all'allucinazione
Nina fin dall'inizio del film mostra dei segni di squilibrio, si gratta la schiena quasi compulsivamente, è soggetta ad alti livelli di stress e comincia ad avere delle allucinazioni, vede sé stessa nei volti di altre persone. Inizialmente le allucinazioni durano poco, qualche secondo, ma più il film va avanti, più le allucinazioni peggiorano, al punto di immaginare di star avendo un rapporto sessuale con il suo doppio, o di pugnalarla nel camerino. La spirale critica che pervade la vita di Nina la trasforma in un doppio di sé stessa, lei, da sempre il Cigno Bianco, si tramuta nel tanto impossibile e distante Cigno Nero, e da perenne vittima diventa protagonista, fino alla metamorfosi fisica.
La lotta, il suicidio e il salto
L'apice del climax della follia di Nina si ha nella scena
dell'omicidio di Lily, omicidio che avviene per mano di Nina che in quel
momento viene posseduta dal Cigno Nero. Questo omicidio, dopo l'atto del Cigno
Nero, scopriamo non essere mai avvenuto, Lily è viva e vegeta e quello che
pensavamo aver visto prima, nella colluttazione, era in realtà simbolico. Nina
sta lottando con sé stessa, il Cigno Bianco contro quello Nero, la parte più
innocente di lei viene uccisa da quella più audace e tutto quello che la
frenava dall'essere il perfetto Cigno Nero non esiste più. Nina non interpreta
più il Cigno Nero, è il Cigno Nero e domina il palco come se fosse quello che avrebbe
dovuto fare da sempre, il suo destino. Ecco perché la ferita riaffiora solo
quando torna nella parte del Cigno Bianco, e nel crescendo del finale, quando
il Cigno Bianco sceglie il suicidio, il sangue si diffonde e con il salto Nina
sigilla la sua immortalità: è stata perfetta.
Il doppio/lo sdoppiamento
Adesso che abbiamo affrontato a grandi linee il film, vorrei dedicare qualche parola in più al tema del doppio che è alla base di questa tragedia. Come abbiamo detto Nina ha delle allucinazioni in cui vede se stessa al di fuori di sé, allucinazioni di una sorta di doppio che ora andremo ad analizzare:
1. Nella fase iniziale del delirio Nina vede per brevi secondi il suo volto sui corpi di altre persone, quasi sempre si trovano al buio o nascoste dalla penombra.
2. La fase successiva è quella dello specchio, Nina vede la sua immagine riflessa non corrispondergli. Sì, fisicamente è lei, ma il suo riflesso è il riflesso di un'altra personalità, più malevola e subdola, caratterizzata da un sorriso sornione che mette i brividi e che ci preavvisa di quello che succederà.
3. Nella terza fase Nina interagisce con il suo doppio. Emblematica è la scena del rapporto sessuale con Lily, che a tratti mostra il volto di Nina, sancendone "l'unione" o la scena della colluttazione finale, sempre contesa tra Lily e il doppio malvagio di Nina.
4. E nell'ultima fase il doppio si trasforma in sdoppiamento: dopo l'omicidio/suicidio, Nina assume la personalità del doppio malvagio, il cosiddetto Cigno Nero, e la incorpora in sé. Per la durata della Coda di Odette lei diventa il Cigno Nero, dopodiché restituisce il corpo al Cigno Bianco, ormai destinato a morire, e si lascia cadere.
Il tema del doppio da sempre affascina gli artisti di tutti i campi, e per quanto riguarda il cinema, Aronovsky lo porta al suo estremo, dandoci una rappresentazione sublime degli stadi della psicosi di Nina. Il suo doppio, la sua "gemella malvagia" non nasce dal nulla, è sempre esista, nascosta nella sua mente, e viene in superficie nel momento in cui le passioni e i desideri torbidi di Nina si fanno più forti. Lei vuole essere la prima ballerina, vuole essere perfetta, vuole separarsi dalla madre, crescere ed essere un'adulta indipendente, vuole Thomas, vuole Lily, vuole essere libera, ma Nina, la Nina che conosciamo all'inizio del film non è abbastanza forte per prendersi quello che vuole, ecco perché subentra lo sdoppiamento, un'altra parte di Nina, quella nascosta e spudorata, prende il sopravvento e si prende quello che entrambe hanno sempre desiderato: la gloria.
A mio parere Aronovsky ci consegna un'opera maestosa in cui delinea alla perfezione non il mondo del balletto, ma il desiderio irrestitibile di grandezza, quella spinta barbarica che ci porterebbe a fare qualsiasi cosa per realizzare i nostri sogni e lo fa incrociando due mondi opposti: la danza, all'apparenza perfetta e delicata, e la follia, oscura e latente. L'unione dei due estremi fuoriesce come un vulcano in Nina, che al termine del film ci chiediamo se sia stata veramente vittima o protagonista.
di Rebecca Carminati