Alita - Angelo della Battaglia
Grandi talenti si incontrano
“Alita - Angelo della Battaglia” non è solo un film che vuole contribuire ad arricchire il genere, è pure un adattamento live action dello spettacolare manga di Yukito Kishiro.
Il film è uscito nel 2019, ma esperimenti simili erano già accaduti nel 2017 con “Ghost in the Shell” e nel 2018 con “Ready Player One”. Cosa ha di diverso allora questo film? I nomi che stanno alla regia (Robert Rodriguez) e alla sceneggiatura (James Cameron).
Dunque, abbiamo grandi personalità che devono scrivere/dirigere grandi personaggi, ma l'opera originale ha una trama lunghissima spalmata in più volumi e condensare tutto in due ore di film è a dir poco impossibile. E infatti il film mostra solo una prima parte di quella che è una storia molto più grande.
Purtroppo Cameron è in ballo con i suoi “Avatar” e le sue parole su possibili sequel fanno capire che, anche se in produzione, non li vedremo presto.
Ma, a parte questo piccolo (fastidioso) dettaglio, parliamo del successo che ha avuto non tanto al botteghino quanto nell'adattare un manga.
Le produzioni americane sono famose per i live action e soprattutto per i fallimenti dei live action: i fan riescono a demolire un intero film se non gli garba anche solo un minimo dettaglio o se non segue precisamente la trama dell'opera originale, con i manga poi il discorso è ancora più serio.
"Alita" fortunatamente è un manga cyberpunk quindi nulla di difficile per gli americani, roba che hanno già realizzato in passato, infatti sul piano estetico il film è fantastico. La trama è gestita bene, si capisce che non finisce qui e serviranno dei sequel, ma come introduzione e prima parte di un lungo percorso è andata più che bene. Le scene d'azione sono incredibili e la computer grafica eccellente. Il cast è accurato e rispecchia i tratti fisici principali delle controparti cartacee, senza le caricature da manga anni ‘90… eccetto la protagonista. Alita ha gli occhi giganti e la faccia in CGI, perché Robert Rodriguez voleva omaggiare il manga, come per non dimenticare da dove è nato tutto.
Insomma, un film che, senza entrare nel dettaglio, funziona.
L'eredità giapponese
Nel dettaglio invece ci sono dei difettucci, tipo spiegoni e combattimenti dove i personaggi si fermano per parlare, oppure avvenimenti un po’ troppo provvidenziali. Tutto ok in un manga/anime, ma in un adattamento questi sono aspetti da evitare, sennò è strano.
Non che siano errori tecnici o buchi di trama, però effettivamente una scena d'azione in cui il nemico si ferma per parlare dell'infanzia traumatica non funziona tra due persone “reali”. L'occhio è abituato a vedere queste cose solo nell’animazione.
C'è anche un discorso di sviluppo della trama, ottimo nel condensare ma a volte troppo veloce, non si fa a tempo a godersi l'emozione di una scena che si è già alla prossima.
Sono tutti aspetti comprensibili e si capisce che probabilmente questo era il modo migliore per fare le cose, ma mi sembrava giusto parlarne.
Futili confronti
Ho letto il manga, è vero, e lo sto leggendo (e rileggendo) tutt'oggi. È un capolavoro che ha portato tante novità nel genere cyberpunk, nell'evoluzione della trama più che nell'estetica.
Dire che il film non è bello solo perché non rispecchia esattamente il manga è offensivo oltre che riduttivo: un adattamento live action non sarà mai come l'opera originale, fateci pace con sta cosa!
Il film di per sé ha saputo riconoscere i suoi limiti e ha cercato vie alternative per somigliare al manga, con un grande risultato. Lo spettatore riesce a capire che è tratto da un manga (o ne è stato influenzato), le scene d'azione sono chiare, la storia procede senza intoppi e i personaggi sono interessanti… è un film che funziona.
Se volete guardare “Alita - Angelo della Battaglia” liberatevi dall'impulso di fare paragoni e godetevi ciò che di bello ha da offrire.
★★★★★★★★☆☆
di Andrea Brevi